ATTENTATO ISTANBUL, CHI È IL RESPONSABILE? TURCHIA VS CURDI PKK

L’unica cosa certa nel tremendo attentato terroristico avvenuto domenica 13 novembre in pieno centro a Istanbul è il bilancio finale drammatico: 6 morti, 81 feriti di cui 30 ancora in ospedale e 2 molto gravi. Per il resto, quanto avvenuto ieri pomeriggio nella via principale dello shopping di Istanbul vive di una ingombrante “ombra” su quali possano essere le responsabilità e chi effettivamente possa aver progettato l’esplosione della bomba terroristica. «Forse sarebbe sbagliato dire che si tratta di terrorismo, ma i primi sviluppi, le prime informazioni che il mio governatore ci ha fornito, mi dicono che c’è odore di terrorismo qui», aveva detto a caldo ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ma le autorità turche nel giro di poche ore hanno messo a segno l’arresto di ben 46 persone tra cui la donna ritenuta al momento responsabile dell’attentato.



Si tratta di Ahlam Albashir, siriana d’origine e – secondo la polizia di Istanbul – anche rea confessa dell’attacco: «Ahlam Albashir ha dichiarato di essere stata addestrata dall’organizzazione terroristica Pyd/Ypg come ufficiale dell’intelligence speciale e di essere entrata illegalmente nel nostro Paese attraverso Afrin per compiere un’azione. Ha ricevuto un ordine di azione dal quartier generale dell’organizzazione terroristica Pkk/Pyd/Ypg (milizie curde siriane, ndr) a Kobane, in Siria, il 13 novembre intorno alle 16.20. Ha dichiarato di aver compiuto l’attentato ed è fuggita». L’accusa dunque della Turchia è rivolta contro i curdi del PKK, in combutta con le forze curdo-siriane presenti nell’area nord della Siria: il problema è che il PKK in prima battuta respinge ogni accusa e fa sapere «neghiamo ogni coinvolgimento nell’attentato di Istanbul. Le nostre azioni non prendono mai come bersaglio obiettivi civili o popolazione civile, è una cosa inaccettabile».



ACCUSE ANCHE GLI USA PER ATTENTATO ISTANBUL, MA SULLA NATO…

Il Ministro degli Interni turco, Suleyman Soylu, non solo accusa i curdi del PKK per il vile attentato nel pieno centro di Istanbul ma intravede dietro la responsabilità niente meno che degli Stati Uniti, in teoria alleati di Erdogan in quanto entrambi Paesi Nato. Ieri sera uno dei principali collaboratori del Presidente Erdogan, per l’appunto il titolare degli Interni Soylu, ha accusato sui social gli Stati Uniti di aver armato i curdi di Kobane per commettere l’attentato «il messaggio di cordoglio dalla Casa Bianca è simile a un assassino che si è presentato per primo sulla scena del crimine». Il livello di scontro anche diplomatico si fa molto pesante, specie perché nelle prossime ore tanto Biden quanto Erdogan si troveranno nel maxi G20 di Bali con già sulle “spalle” la necessità di trovare una via di soluzione al conflitto mondiale ormai tra Ucraina e Russia.



Istanbul accusa Washington per aver sostenuto i curdi contro la Turchia, ma il PKK nega ogni coinvolgimento e dalla Casa Bianca le prime reazioni parlano di accuse insensate e inaccettabili contro gli Usa. La tensione insomma è alle stelle e si inizia a dubitare della confessione lanciata dalla donna siriana arrestata che avrebbe detto di essere stata assoldata dai curdi per lanciare l’attentato: la tempistica iper-rapida dell’operazione sta facendo sospettare qualche cancelleria internazionale, aggiungendo ancora più ombre e misteri attorno all’attentato di Istanbul. Non da ultimo, resta sullo sfondo il tema della Nato in merito alla richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nell’alleanza: Erdogan fin da subito si è opposto alla possibilità ritenendo il Governo di Stoccolma colpevole di dar rifugio ai curdi del PKK «nemici del popolo turco». Un attentato, 6 morti, innumerevoli “spiegazioni” che si celano dietro al gesto: una seconda certezza, oltre al numero dei morti, è che quanto avvenuto ieri avrà ripercussioni ingenti nelle prossime settimane in Medio Oriente. Esattamente quello che si doveva evitare visto il conflitto già drammatico in corso in Ucraina.