A Forbury Gardens, un bel parco della città inglese di Reading, era finita da circa tre ore una manifestazione pacifica del movimento Black Lives Matter quando ieri sera si è verificato un episodio che nessuno pensava potersi ripetere di nuovo. Un giovane, poi riconosciuto come di nazionalità libica, richiedente asilo nel Regno Unito e già fermato in precedenza per reati comuni, si è lanciato su un gruppetto di persone che si godeva il fresco serale sull’erba. Armato di coltello, ne ha uccisi tre e feriti altri tre che si trovano ricoverati in gravi condizioni. “Dal punto di vista del modo in cui tutto è accaduto” ci ha detto in questa intervista Stefano Piazza, esperto di terrorismo “ho pensato subito a un attentato di tipo islamista. Il luogo e la manifestazione appena finita fanno pensare che in quel movimento, dove come abbiamo già visto ci siano molti personaggi scatenati e direi anche pazzoidi, si possano benissimo nascondere elementi della jihad e di altri gruppi radicali islamisti”.



C’è qualche elemento che possa mettere in comune quanto accaduto, la manifestazione prima e l’attentato dopo?

La metodologia che ha usato l’individuo porta direttamente all’ipotesi islamica, non ho avuto dubbi. Il fatto che l’attentato sia avvenuto subito dopo una di queste manifestazioni del movimento Black Lives Matter non è da sottovalutare. Se in Francia, Inghilterra e Usa si è visto che all’interno di questo gruppo di pazzoidi che distrugge le statue c’è di tutto e cioè estremisti islamici, palestinesi, estrema sinistra, non c’è da stupirsi purtroppo che avvengano episodi come quello di Reading.



I servizi segreti inglesi inizialmente hanno scartato l’ipotesi terrorismo per poi far marcia indietro, come mai?

C’è un problema enorme in questo momento legato alla gestione di questo fenomeno. Le strutture dell’intelligence di tutta Europa sono state messe a durissima prova dal coronavirus, adesso hanno davanti questa protesta e poi il terrorismo che, non dimentichiamolo, è sempre presente. Nel Regno Unito ci sono 34mila soggetti potenzialmente a rischio. È difficilissimo gestire tutti questi pericoli che aumentano continuamente.

Con quello che sta succedendo in Libia, con i migranti usati come arma di ricatto verso l’Europa, il fatto che il killer sia un libico richiedente asilo in Inghilterra ci deve far pensare che di terroristi ne stia giungendo una nuova ondata?



La Libia è un enorme problema di difficilissima gestione. Nessuno ha trovato una soluzione, l’unico paese che poteva fare qualcosa era l’Italia ma da anni non abbiamo una politica estera. In Libia sta succedendo qualcosa che non sappiamo, Erdogan ci ha messo le mani, l’Egitto non lo vuole assolutamente. È un quadro desolante e molto preoccupante.