Dopo quasi 18 anni dal terribile attentato alle Torri Gemelle di New York, è stata riconosciuta e identificata la 1643esima vittima dell’ignobile attacco terroristico alle Twin Towers di Ground Zero: alle 8.46 ora locale dell’11 settembre del 2001 il primo aereo si schiantava contro la torre nord del World Trade Center a Manhattan; poco dopo, alle 9.03 ora locale, un secondo velivolo colpiva la torre sud, che sarebbe crollata alle 9.59, seguita dalla torre nord alle 10.28. Da quel giorno il mondo cambiò davvero per sempre e quelle 1643 vittime gridano giustizia e pietà da quel 11 settembre 2001 fino ad oggi: oggi quella ferita viene riaperta dopo la conferma sulla identità arrivata attraverso i test del Dna sui resti recuperati nel 2013, anche se per ora il nome non è stato reso noto. La precedente vittima riconosciuta dell’attentato, la 1642esima venne resa nota e raggiunta nel luglio 2018 a dimostrazione di quanto sia difficile, se non quasi impossibile riuscite a rimettere insieme i resti di corpi trucidati e sbriciolati sotto il peso del crollo delle Twin Towers: era stato Scott Michael Johnson, 26enne operatore finanziario all’89esimo piano delle Torri Gemelle, ad essere riconosciuto ufficialmente come vittima di quel disastro globale.
ATTENTATO TORRI GEMELLE: IL 40% DEI RESTI NON HA UN NOME
L’identificazione di questi giorni, come spiega il New York Times, è giunta grazie alle tecniche di ricerca più avanzate nello studio dei Dna ritrovati anche in lembi minuscoli nelle macerie infinite di Ground Zero dopo il crollo delle Twin Towers dovuto all’attentato terroristico di Al Qaeda. E nonostante però tali progressi tecnologici nell’analisi del Dna siano evidenti e reali, il processo di identificazione delle vittime è complesso e molto lento: una vittima all’anno è stata “scoperta” negli ultimi 5, e ancora ad oggi non si è riusciti a dare un nome al 40% dei resti delle 2.753 persone scomparse nell’attentato. Su quasi tremila morti nelle Twin Towers, solo 1643 sono stati ufficialmente riconosciuto: una carneficina dalle proporzioni anche “psicologiche” devastanti. L’obiettivo delle autorità Usa è tanto semplice quanto complessa nella sua realizzazione: attribuire un’identità alle vittime per permettere alle famiglie di avere una tomba su cui piangere. Dopo quasi vent’anni c’è ancora chi non ha un ufficiale risarcimento proprio per la mancanza di “certezza” sulla morte del proprio caro o della propria cara sotto le Torri Gemelle: al Congresso, con un’audizione alla commissione di giustizia della Camera, si lavora da anni affinchè le casse del “9/11 Victim Compensation Fund” vengano sempre rifinanziate così da non far mancare ai sopravvissuti le risorse utili per far fronte alle spese mediche.