L’attentatore di Liverpool che lo scorso 14 novembre 2021 morì a bordo di un taxi nell’esplosione di una bomba artigianale e da lui fabbricata davanti a un ospedale della città inglese, aveva intenzione di uccidere: ad affermarlo proprio in queste ore è stata la giustizia britannica, secondo cui Emad Al Swealmeen, 32enne di nazionalità irachena, aveva lavorato al meglio delle sue possibilità nella realizzazione dell’ordigno, assemblato all’interno del suo appartamento e reso ancora più potente attraverso l’inserimento di numerose biglie metalliche.



Cosa ancora non è chiaro agli inquirenti che si stanno occupando del caso, tuttavia, è se l’uomo avesse davvero intenzione di fare esplodere la bomba mentre anche lui si trovava a bordo del veicolo, alla stregua di un kamikaze, o se invece si sia trattato di una sorta di incidente di percorso che gli è costato la vita. Come riferisce l’agenzia di stampa nazionale ANSA, sarebbe emerso inoltre che Al Swealmeen aveva telefonato a suo fratello soltanto quarantotto ore prima dell’attentato, dicendogli che si stava preparando a compiere “qualcosa di brutto”.



ATTENTATORE DI LIVERPOOL VOLEVA UCCIDERE, GLI INQURENTI: “NON CI SONO MATRICI IDEOLOGICHE NEL SUO GESTO, MA…”

Nel contempo, stando a quanto riferito dai tabloid d’Oltremanica, si è capito che l’attentatore di Liverpool non era guidato nelle sue azioni da una matrice ideologica, perlomeno stando agli accertamenti compiuti da chi ha seguito il suo caso da vicino. Si è trattato sì di un atto terroristico, ma non si sa, di fatto, in nome di che cosa sia stato compiuto.

Il giovane iracheno era nato a Baghdad e aveva già avuto dei guai con la giustizia; infatti, era stato in prigione in Medio Oriente per una grave aggressione e aveva accumulato anche un precedente a Liverpool per possesso di un’arma offensiva. In base alle ricostruzioni fornite dai giornali, era arrivato legalmente in Inghilterra nel maggio 2014 con un passaporto giordano e un visto per il Regno Unito e aveva affermato di essere “un rifugiato siriano”, vedendosi respingere ogni richiesta d’asilo presentata.