Attilio Fontana torna ad affrontare il delicato tema della sua ordinanza, che si pone in contrasto col decreto governativo, avendo misure più restrittive. Lo ha fatto in collegamento con Mattino 5: «Bisogna cercare di capire quale dei due abbia la prevalenza sull’altro. Il nostro è più restrittivo in certe materie, non poteva esserlo su altre, perché di competenza statale. Spero che le due cose possano compenetrarsi, che si riesca ad applicare norme rigorose». Il governatore della Regione Lombardia ha espresso la sua insoddisfazione per il decreto: «Non sono contento del decreto, crea spazi che noi volevamo coprire. Voglio avere un rapporto positivo col governo, condividere le scelte, quindi accetto quello che mi diranno i giuristi. Se vale la mia ordinanza applicheremo quella, altrimenti il Dpcm». In tal caso però si configurerebbero situazioni che vorrebbe evitare: «Non ci sarebbero sanzioni contro gli assembramenti, gli alberghi restano aperti, così i cantieri edili e gli uffici professionali. Noi volevamo dare una stretta. La Lombardia ha bisogno di chiusure, l’ho detto al governo dal secondo giorno». (agg. di Silvana Palazzo)



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FONTANA VS GOVERNO “IN LOMBARDIA VALE NOSTRA ORDINANZA”

È scontro tra la Regione Lombardia e il Governo per il nuovo decreto del premier Giuseppe Conte. Dopo averlo criticato ai microfoni di “Live Non è la D’Urso”, in una nota ufficiale pubblicata dal sito della Regione Lombardia ha ribadito che va avanti con la sua ordinanza, più restrittiva rispetto al provvedimento governativo. «Rivolgendomi a tutti i lombardi, dico loro di considerare valida e efficace l’ordinanza per il coronavirus che ho firmato ed emanato per tutta la nostra Regione». Il governatore lombardo ha spiegato che «nella stessa sono contenuti elementi certi e chiari, sia dal punto di vista delle prescrizioni, sia per quanto riguarda le tempistiche». Nello stesso comunicato si precisa che Attilio Fontana ha detto ciò «dopo lo stato di incertezza generato dalla pubblicazione, domenica 22 marzo sera, del nuovo DPCM del Governo». E infatti è stata pubblicata in serata l’ordinanza regionale del 22 marzo che, sentito il parere del prefetto di Milano, integra e modifica quella del 21 marzo 2020, disponendo ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. (agg. di Silvana Palazzo)



CORONAVIRUS, FONTANA VS CONTE “LOMBARDIA IGNORATA”

Il Dpcm del 22 marzo 2020 di Giuseppe Conte non convince del tutto il Presidente della Regione Lombardia. Ospite di “Live Non è la D’Urso”, Attilio Fontana critica il decreto con cui il governo introduce nuove restrizioni. Prima fa una polemica sul fatto che non ha ancora visionato il provvedimento. «Non l’ho ancora ufficialmente visto, né mi è stato presentato. Si dice che abbiano preso questa decisione col consenso delle regioni, evidentemente non quello della Lombardia, che non lo ha mai visto questo provvedimento». Poi definisce il decreto «riduttivo» rispetto alle richieste delle regioni del Nord. «Questo non va bene. Uno può anche sbagliare l’impostazione originale, ma se dopo tre settimane ti rendi conto che con i panni caldi non passa l’influenza, allora bisogna passare all’antibiotico». Fontana riconosce il fatto che il decreto rappresenti «un passo avanti sicuramente», ma non capisce perché non abbia chiuso, ad esempio, gli studi professionali. «Erano anche d’accordo», aggiunge Fontana.



CORONAVIRUS, FONTANA VS CONTE “DECRETO RIDUTTIVO”

Il governatore lombardo apre dunque ufficialmente la polemica col governo attraverso i microfoni di “Live Non è la D’Urso”. «Perché non ha voluto chiudere gli uffici pubblici non necessari?», chiede Attilio Fontana. Inoltre, rivela che aveva chiesto l’introduzione di una sanzione significativa contro gli assembramenti. Quando Mario Giordano legge alcune attività che possono restare aperte, il Presidente della Regione Lombardia aggiunge: «Ho dato incarico ai miei giuristi di capire se la mia ordinanza continuerà a restare in vigore nonostante i contrasti con il decreto del governo. La prima risposta è stata che, anche se è più rigorosa la mia ordinanza, vale la mia ordinanza. Ma lo chiederei al governo così evitiamo di fare ricorsi per impugnare il mio provvedimento. Bisogna dire chiaramente ai cittadini cosa si può fare». A proposito della sua ordinanza aveva spiegato: «Ho cercato di aspettare il governo, ma non ce l’ho fatta. Ho dovuto cedere alle istanze del territorio, che mi venivano dei sindaci, anche del Pd. Non c’entra l’appartenenza politica. E così dai sindacati. Ho riunito i rappresentanti e tutti mi hanno detto di procedere, di stringere i bulloni».