È la prima prova documentata di quello che avviene (realmente) dentro alle carceri nell’Afghanistan caduto in mano ai Talebani e non farebbe altro che avvalorare una tesi più volte ribattuta dagli attivisti e – addirittura – dalle Nazioni Unite: ci riferiamo ad un presunto video di un’attivista afghana ripetutamele stuprata mentre si trovava in carcere, visionato dal Guardian e fornito dalla stessa donna involontariamente protagonista degli abusi. Nella sequenza – che ovviamente non è stata diffusa dal quotidiano inglese – si vede chiaramente l’attivista e alcuni dei Talebani che la circondano, mentre a confermare che si trovava in carcere in quel momento sarebbe stata lei stessa; ovviamente protetta dall’anonimato.



Alla donna intimano di togliersi i vestiti e nel video – registrato da uno dei presenti con il suo cellulare – si vede chiaramente il suo volto e uno dei Talebani dire ad un ipotetico pubblico che “siete stati fott*ti dagli americani per tutti questi anni e ora tocca a noi“, seguito da una serie irripetibile di abusi e violenze di ogni tipo. La donna – racconta al Guardian – era finita in carcere dopo che i Talebani l’avevano arrestata durante una protesta pubblica contro il regime, ma fortunatamente sarebbe riuscita a fuggire e a lasciare l’Afghanistan, dando il via (protetta da un oceano di distanza) ad una vera e propria lotta politica per denunciare tutti gli abusi compiuti da un regime che diventa sempre più violento e sanguinario.



Le centinai di denunce delle vittime di abusi in carcere: i Talebani negano

Proprio in questa sua ‘carriera’ da attivista contro i Talebani va inserito il video choc sugli abusi in carcere, inviato da qualcuno dei suoi aguzzini per intimarle di smetterla di criticare il regime: “Se continui a dire qualcosa di negativo contro l’Emirato – le avrebbero scritto inviando il video – lo pubblicheremo”; e lei oggi non fatica a credere che dietro agli abusi ci fosse la ferma volontà talebana di umiliarla e farla stare zitta. Una prassi – insomma – assodata e che si unisce alle decine di denunce che nelle ultime settimane ha raccolto lo stesso Guardian, tutte simili e tutte che parlano di abusi compiuti dai Talebani in carcere; tra chi ha ricevuto scosse elettriche, chi a botte di vari tipo e chi – addirittura – ha perso la vita ed è stato abbandonato per strada, come carne da macello.



Complessivamente i casi documentati sarebbero più di 200, ma quello di cui parliamo oggi – appunto – è il primo supportato da immagini in cui chiaramente si vede la vittima, i suoi aguzzini e tutte le violenze che ha dovuto subire semplicemente perché tenesse la bocca chiusa e non parlasse della verità. Inutile sottolineare che un portavoce dei Talebani – Zabhullah Mujahid – raggiunto telefonicamente dal Guardian avrebbe negato tutte le accuse su abusi e violenze in carcere; mentre l’attivista Heather Barr di Human Rights Watch parla di una completa “impunità per gli abusi, in particolare dietro le mura delle prigioni. Sono consapevoli di quanto stigma circondi il problema della violenza sessuale (..) e di quando sia difficile per le vittime raccontare le proprie storie, perché c’è il rischio violenza ‘d’onore’“.