L’attivista per i diritti delle persone transgender Susie Green, ex amministratrice dell’associazione Mermaids, organizzazione a difesa delle varianti di genere, è ora coinvolta in uno scandalo dopo la pubblicazione di alcuni documenti che dimostrerebbero che la donna spingeva palesemente i bambini ad entrare nella clinica Tavistock, ora chiusa, che effettuava trattamenti su minori per la disforia di genere. Susie Green si sarebbe sostituita in più occasioni ai medici di famiglia, affermando di avere le competenze cliniche per poter decidere e consigliare questo tipo di cure, ma in realtà non ha alcuna formazione di tipo medico come sottolinea il quotidiano Daily Mail, che è stato tra i primi a denunciare questa situazione.
In particolare ad alcuni bambini sarebbe stato somministrato il trattamento bloccante della pubertà, considerato pericoloso ed irreversibile se non attentamente valutato da professionisti, solo su indicazione dell’ex direttrice di Mermaids che aveva più volte ignorato il parere dei medici curanti dei pazienti. La prova sarebbe anche in alcune email nelle quali si dichiarava non d’accordo con il rifiuto e si definiva “professionista del settore in grado di decidere“.
Susie Green ignorava pareri dei medici su trattamenti transgender per bambini
L’organizzazione a tutela delle persone transgender Mermaids, dalla quale Susie Green ha dato le dimissioni inaspettatamente a novembre 2022, era in prima linea e in posizione preferenziale nei rapporti con la clinica Tavistock, unica realtà presente all’epoca in Gran Bretagna nella quale si potevano ottenere trattamenti per la transizione di genere sui minori. Ora anche i vertici della stessa clinica, chiusa dopo una lunga inchiesta, si difendono perchè accusati dalla Corte di aver abusato di una posizione dominante di “lobby” che faceva pressione sulle famiglie per effettuare cure mediche e farmacologiche ai bambini, con troppa facilità.
Il lavoro congiunto con le associazioni di beneficienza e organizzazioni per i diritti trans è stato più volte considerato come una collaborazione per portare avanti interessi comuni, ma oltrepassando i pareri dei medici di base creava gravi rischi sulla salute mentale dei pazienti. Nonostante l’associazione abbia poi ammesso di essere una tra le prime sostenitrici della clinica Tavistock, ora si difende affermando che “Tutte le decisioni sono state prese dopo opportuna valutazione clinica“.