L’evento “La disforia di genere nei minori e la carriera alias negli istituti scolastici: questioni mediche, giuridiche e antropologie”, che si sarebbe dovuto svolgere presso l’università di Catania, organizzato dall’associazione Scienza e Vita, è stato interrotto da attivisti, circa settanta, che hanno fatto irruzione costringendo gli organizzatori a sospendere la conferenza. Il convegno avrebbe dovuto affrontare questioni di carattere scientifico: tra i relatori, infatti, anche 11 docenti universitari e due giuristi. 



A una decina di minuti dall’inizio, però, l’evento è stato interrotto da una settantina di manifestanti di centri sociali e collettivi, che hanno fatto irruzione urlando poco dopo i saluti dell’arcivescovo monsignor Luigi Renna. Come spiega La Verità, chi era presente parla di lancio di volantini, cori e slogan urlati dai manifestanti: all’arcivescovo Renna è stato tirato un aeroplanino di carta con la scritta “Dio è morto”. All’evento, tra i relatori avrebbe dovuto parlare anche Paola Binetti, in qualità di neuropsichiatra.



L’università si difende: “L’evento non era transfobico e omofobo”

Giuseppe Chiara, docente di diritto costituzionale e presidente di Scienza e vita, che avrebbe dovuto moderare l’evento sulla disforia di genere, ha spiegato a La Verità: “Eravamo undici professori universitari e avremmo parlato con interventi di carattere strettamente scientifico, ma ci è stato impedito di farlo. Le ricostruzioni secondo cui l’evento era transfobico e omofobo sono totalmente fantasiose e gravemente lesive dell’immagine di Scienza e vita Catania”.

Chiara ha aggiunto che una manifestante ha urlato loro che non avrebbero potuto parlare “in quanto vecchi, maschi, bianchi ed eterosessuali”. Proprio in virtù di eventuali proteste, l’associazione aveva cercato e ottenuto un accordo con Arcigay affinché chi fosse stato in disaccordo avesse potuto parlare. Uno spazio che non è servito in quanto l’evento è stato interrotto prima di cominciare. La stessa Digos, presente al convegno, non ha potuto far nulla di fronte alla manifestazione degli attivisti.