Gli attivisti delle Ong hanno bloccato la proiezione del film “L’Urlo” del regista Michelangelo Severgnini durante il festival dei Diritti Umani a Napoli. La pellicola, come riportato da Libero Quotidiano, denuncia il modus operandi delle organizzazioni che si occupano del salvataggio dei migranti attraverso le testimonianze di questi ultimi. È proprio nel momento in cui veniva mostrata un’intervista ad uno di loro che dalla prima fila della platea è iniziata la protesta.
A raccontare quanto accaduto è stato il regista stesso: “In sala c’erano alcuni rappresentanti delle Ong e il primo ha cominciato a protestare dopo la scena di un ragazzo che nella pellicola dice: ‘Ora molti qui voglio tornare a casa, ma voi europei piuttosto li volete spingere a rischiare la vita ancora una volta di più nel Mediterraneo’. Da lì a poco hanno preso il microfono e bloccato tutto”. La sua produzione, infatti, è volta a mostrare che i comportamenti delle organizzazioni umanitarie sono spesso criminali.
Attivisti Ong bloccano proiezione film L’Urlo: la testimonianza di Michelangelo Severgnini
Michelangelo Severgnini, regista del film “L’Urlo”, la cui proiezione è stata bloccata dagli attivisti delle Ong durante il festival dei Diritti Umani, ha vissuto per quattro anni in Libia, dove ha vissuto da vicino le tratte dei migranti. “La mafia subsahariana dà loro con false promesse. Li trascinano in Libia e poi, statistiche alla mano, in Italia ne arriva uno su 18. Gli altri 17 finiscono in mare: quelli che sopravvivono vengono ripescati, riportati in Libia, torturati, e rilasciati solo se le famiglie sganciano 4 mila euro. Chiariamo: non sono io a dirlo. Ho ore di audio e filmati”.
Le organizzazioni umanitarie parteciperebbero a questo giro di criminalità. “Molti ragazzi nordafricani vorrebbero tornare a casa, e non finire sulle barche dirette in Europa. Sono le Ong che li spingono a partire. Tramite Facebook e Twitter, sanno come attirarli nella loro rete”.