Dopo le storie Instagram di Selvaggia Lucarelli su Fedez e sulla sua scelta di condividere sui social un audio tratto da una sua seduta di psicoterapia, la giornalista di “Domani” è intervenuta sulle colonne del quotidiano con cui collabora in un editoriale nel quale rincara la dose e motiva le sue parole contro la decisione del rapper. Lucarelli scrive che “da tempo assisto con sconcerto all’abuso del verbo normalizzare per nobilitare qualunque forma di esibizionismo o incapacità patologica di conservare una sfera privata, cose che, a dirla tutta, non avrebbero alcun bisogno di nobilitazioni. In questo caso specifico trovo che non ci sia nulla di normalizzante né rispetto alla malattia né soprattutto alla psicoterapia”.
A detta della giurata di “Ballando con le Stelle”, quell’audio è solo “un buco della serratura offerto a milioni di utenti” e “Fedez sa bene che per arrivare fino alla pubblicazione dell’audio c’è una lunga premeditazione, dalla scelta di registrare, a quella di chiedere allo psicoterapeuta di poter schiaffare tutto sul web, al tagliare il file e caricarlo. Quell’audio è un contenuto. Tutta la sua vita, del resto, lo è. Non c’era bisogno di ammantare di filantropia il gesto, di scomodare il tema della normalizzazione, di raccontarci che la condivisone è stata pensata per gli altri. Per i malati. Fedez ha caricato quel video per se stesso”.
SELVAGGIA LUCARELLI CONTRO FEDEZ: “PSICOTERAPIA CHE DIVENTA PALCOSCENICO”
Nel prosieguo delle sue dichiarazioni su “Domani”, Selvaggia Lucarelli aggiunge che forse Fedez “aveva bisogno di un abbraccio collettivo, aveva bisogno di engagement, aveva bisogno di partecipazione, aveva bisogno di titoli sulla stampa, forse è vero qualcosa, forse è vero tutto. Di sicuro, non l’ha fatto per normalizzare la psicoterapia, perché non è questo il senso della psicoterapia. Come dicono alcuni psicologi intervenuti sul tema, il setting terapeutico va tutelato”.
Il tema affrontato da Selvaggia Lucarelli è la psicoterapia che diventa palcoscenico, che viene utilizzata nelle situazioni più disparate “per esigenza e per fiction senza che se ne comprendano più i confini, che viene svilita nel suo scopo primario e scientifico, quello dello spazio intimo tra un medico e un paziente”. Ma, soprattutto, “che viene spettacolarizzata e inserita nel grande romanzo della vita di Fedez in cui la malattia è un tema che crea partecipazione collettiva, accompagnata però dal messaggio che tutto nobilita e tutto assolve: ‘Lo sto facendo per voi’. No, lo stai facendo per te. Per il tuo brand o per il tuo benessere psicofisico o per una tua tendenza compulsiva a esibire o perché ti andava e basta”.