Il giudice di pace di Rovereto, Paola Facchini, ha assolto Paolo Mirandola, ex consigliere comunale militante nel Partito Democratico, dal reato di diffamazione. I fatti risalgono al 3 marzo 2015, quando, durante una seduta, indossò una cravatta con su scritto “Salvini in galera”, aggiungendo a voce: “Salvini è un mascalzone, un delinquente abituale per tendenza, inserito naturalmente in un discorso politico. Ha radunato in piazza del Popolo il peggio del Paese, i fascisti, le Casa Pound. Io dico che è la feccia del Paese e quindi concludo dicendo: Salvini in galera!”. Il leader della Lega decise di querelare l’uomo, oggi 74enne, di cui, come ricorda “La Repubblica”, il pubblico ministero chiese la condanna a 300 euro di multa. I suoi difensori, invece, chiesero l’assoluzione, poiché il loro assistito aveva reagito “a una gravissima provocazione dei principi costituzionali manifestati nelle iniziative di Salvini a Roma nel raduno del 28 febbraio e per avere esercitato un diritto di critica e di manifestazione del pensiero garantito dall’articolo 21 della Costituzione”. Queste le motivazioni inserite nel verdetto del giudice, che riportiamo di seguito: “Appare evidente che la critica si pone non sul piano prettamente personale, ma sul piano politico. Quello che viene criticato all’esponente dell’opposizione è il fatto di avere radunato non solo i militanti della Lega, ma anche gruppi neofascisti come CasaPound e altre associazioni estremiste di destra provenienti da altri paesi europei. Ne consegue che la questione trattata, essendo di interesse pubblico, può escludere la rilevanza penale dell’offesa, in quanto il fatto contestato al destinatario dell’invettiva acquista rilevanza pubblica […]. Ne consegue che le espressioni usate dall’imputato, seppure forti e pungenti, attengono all’esercizio di critica politica.



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