GLI AUGURI DI BUONA PASQUA 2024 “VUOTI” SENZA IL PERDONO DI GESÙ
Mandare gli auguri di buona Pasqua 2024, di una generale “pace a tutti” o peggio ancora pensare al periodo pasquale come una “festività” noiosa e antica è forse il peggio viatico possibile per prepararsi alla Settimana Santa. Chiaro, direte voi, questo può valere solo se si è credenti e stop: può essere, ma dal momento in cui la Pasqua è divenuta ormai un “irenismo” senza confini, tra appelli di pace e generale condizione di un “buonismo” senza una vera motivazione in origine, ecco che allora il discorso “universale” sulla buona Pasqua può non essere accantonato.
Già la Domenica delle Palme nella storia cristiana anticipa quanto appena pochi giorni dopo accade con la Pasqua: il Dio che si è fatto uomo passa dall’essere il più acclamato e amato del tempo, ad essere tradito, arrestato, torturato e mandato a morte nel modo più atroce del tempo, con la crocifissione. E allora si potrebbe dire perché fare degli auguri di una buona Pasqua 2024 quando in primis la tradizione cristiana fa memoria di un dolore e un male indicibile? Semplice, per quanto avviene esattamente il giorno della Santa Pasqua, quando quel male, quel dolore, vengono definitivamente sconfitti dalla Resurrezione del Figlio di Dio, dal perdono del Risorto per ogni male umano commesso.
DA SCOLA A RATZINGER SULLA “DIGNITÀ” DI UNA BUONA PASQUA 2024
Nasce così l’intento di fare degli “auguri” in vista di una festa come la Pasqua: augurare il bene che trionfa sul male, augurare una pace effettiva, augurare il trionfo della felicità. Parole che col tempo da dense sono divenute troppo retoriche fino a portare oggi, in un mondo di guerre atroci e sconvolgimenti, a considerare i meri auguri di buona Pasqua come bastevoli per richiamare tutti ad una generalissima pace. Come diceva l’arcivescovo emerito di Milano, card. Angelo Scola, nell’omelia della Messa di Pasqua 2015 in Duomo, questa festa cristiana «domanda di dare contenuto realistico alla pace. Quella pace che, come costantemente ci ammonisce Papa Francesco, continua ad essere calpestata».
Senza la radice originaria di quella pace, la Pasqua rimane vuota e con essa pure gli auguri pur se spinti dal sincero affetto verso i nostri cari: come ricordava anche Papa Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi della Santa Pasqua 2009, Cristo nella Resurrezione ha estirpato la radice del male però «ha tuttora bisogno di uomini e di donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore». Senza il perdono di Gesù, quella “pace” ottenuta è come se fosse mancante, è superficiale e rischia di non reggere alle sfide gravi che la realtà pone di fronte. La Resurrezione della vita – a cui in origine i primi cristiani affidavano i veri auguri di una buona Pasqua – richiede di salvaguardare la dignità della vita, sempre e in ogni atto dell’esistenza: come sottolinea ancora il cardinale Scola nell’appello lanciato per la Pasqua 2016 dopo le catechesi di Papa Francesco, «serve salvaguardare la dignità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale. Che qualità di vita può possedere una società che non accoglie il concepito, in cui non si accompagnano i propri cari nel trapasso dalla laida morte alla vita definitiva?». Nell’avvicinarsi a domenica prossima ecco che gli auguri migliori di una buona Pasqua che possiamo dare a tutti i nostri cari è di fissare lo sguardo sulle proprie esistenze e tenersi stretti i momenti di autenticità: dove si è perdonati, dove si è stimati ed amati e dove il bene effettivo non sia legato ad una vago “buonismo”.