Nella lunga intervista rilasciata a Oggi è un altro giorno insieme a Tommaso Stanzani, Beppe Carletti ha parlato del grande rapporto di amicizia con Augusto Daolio, co-fondatore dei nomadi. L’artista ha ricordato gli ultimi momenti passati insieme, prima della morte della voce dei Nomadi, stroncata da un tumore ai polmoni all’età di 45 anni: “Abitavamo a 400 metri di distanza, vivevo da lui praticamente. Lui voleva poche persone attorno: io, la sua compagna e un’altra persona. Il mio compito ingrato era quello di dire agli altri che non li voleva vedere. Ho vissuto fino all’ultimo con lui”.
Beppe Carletti ha rimembrato tutti i successi raccolti insieme ad Augusto Daolio, volato in cielo troppo presto per la malattia. Il co-fondatore dei Nomadi ha aggiunto: “Sono passati trent’anni. Abbiamo vissuto insieme, abbiamo fatto tantissimi concerti. La nostra amicizia si è cementata sull’amore per la musica. Non ci siamo mai fatti condizionare, abbiamo sempre fatto quello che volevamo. Anche spudoratamente, non ce ne fregava niente del giudizio degli altri. Non ci interessava il successo o l’apparire, eravamo un complesso anomalo, atipico”. (Aggiornamento di MB)
LA MORTE DI AUGUSTO DAOLIO
Augusto Daolio è stato un cantante italiano nonché il co-fondatore del celebre gruppo dei Nomadi assieme a Beppe Carletti. Nato a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, il 18 febbraio 1947, morì molto giovane, il 7 ottobre del 1992, a seguito di una grave malattia. Come accennato sopra, è stato lui in adolescenza assieme all’amico Beppe Carletti a formare il gruppo che di fatto divenne l’antenato dei Nomadi, ovvero, i Monelli. Poi, nel 1963, assieme Franco Midili, Leonardo Manfredini, Gualberto Gelmini e Antonio Campari, nacquero i Nomadi. Cantante ma anche leader del gruppo, ha regalato pagine di musica e di storia nel corso della sua carriera, durante la quale ha intrapreso anche l’avventura in solitaria, precisamente nel 1972, quando decise di incidere un 45 giri dal titolo “Una ragazza come tante”, colonna sonora del film “La ragazza di via Condotti”.
Sempre nello stesso anno venne prodotta Io vagabondo, che diverrà poi il brano simbolo dei Nomadi nonché dello stesso Augusto Daolio che amava identificarsi, come raccontava lo stesso, proprio in questo pezzo. «Per me è istintivo alzarmi e cominciare a camminare, cominciare a muovermi – raccontava – a scuola ad esempio avevo un sacco di problemi, perché non riuscivo a stare fermo e seduto oltre un determinato tempo. Questo è il mio sintomo di evacuazione, di fuga alla ricerca di luoghi migliori…».
AUGUSTO DAOLIO, CHI E’ E COME E’ MORTO: OLTRE ALLA MUSICA LA PASSIONE PER L’ARTE
Le condizioni fisiche di Augusto Daolio iniziarono a peggiorare all’inizio degli anni ’90, precisamente nel 1992, quando il 14 maggio dello stesso anno morì, a seguito di un incidente stradale, Dante Pergreffi, amico e collaboratore. Una notizia che fu come un violento pugno nello stomaco per Augusto Daolio, che si aggravò ulteriormente, morendo poi il successivo 7 ottobre, nel pieno della sua carriera artistica e della sua vita e a soli 45 anni, per un cancro ai polmoni. Augusto Daolio, fra le sue grandi passioni aveva anche l’arte, ed è stato un pittore e scultore autodidatta: le sue opere sono spesso e volentieri esposte ancora oggi grazie associazione Augusto Per La Vita, fondata dalla compagna Rosanna Fantuzzi.