La storia dei Nomadi è legata da sempre ad Augusto Daolio, il cantante e il fondatore dello storico gruppo italiano che ha saputo imporsi nel panorama musicale italiano mixando vari generi: dal pop rock al beaf fino al rock alternativo. La voce del cantante dei Nomadi è stata da sempre l’anima del gruppo: dapprima nelle balere fino ai grandi palcoscenici dove la musica del collettivo è arrivata lasciando un segno indelebile nel cuore di milioni di ascoltatori. Tra la fine degli anni 60 e per tutti i 70 Augusto dà voce a tutti i più grandi successi del gruppo: da “Ho difeso il mio amore” a “Canzone per un’amica” passando per “Un pugno di sabbia” fino alla canzone simbolo “Io vagabondo” diventata una sorta di marchio di fabbrica della band.
Il successo dei Nomadi è legato al nome di Augusto che parlando del brano “Io vagabondo”, scritto da Alberto Salerno (il marito di Mara Maionchi) e Damiano Dattoli, diceva: “per me è istintivo alzarmi e cominciare a camminare, cominciare a muovermi. A scuola ad esempio avevo un sacco di problemi, perché non riuscivo a stare fermo e seduto oltre un determinato tempo. Questo è il mio sintomo di evacuazione, di fuga alla ricerca di luoghi migliori…”.
Com’è morto Augusto Daolio, cantante dei Nomadi: la malattia e la causa della morte
La carriera dei Nomadi è sempre stata nel segno e nella voce di Augusto Daolio che ha ricoperto il ruolo di cantante fino al giorno della sua morte sopraggiunta a causa di un brutto male, ma vediamo com’è morto. Nel gennaio del 1992 Augusto scopre di essersi ammalato di cancro; un terribile tumore ai polmoni che lo costringe a stare a riposo con tanto di cancellazione di tutte le date del gruppo. Dopo qualche mese il cantante sul palco con i Nomadi, ma per la band c’è un altro brutto colpo da vivere e superare: la morte del bassista Dante Pergreffi in un terribile incidente stradale.
L’8 agosto Augusto Daolio canta per l’ultima volta dal vivo con i Nomadi e pochi mesi dopo muore nella sua casa di Novellara, comune italiano della provincia di Reggio Emilia in Emilia-Romagna, circondato dall’amore dei suoi cari. Dopo la sua morte, i Nomadi lo salutano con una dedica nel disco postumo: “è difficile, sai, pensarti così lontano da quella volontà solo terrena di credere che il tutto sia spazio, tempo, materia. Sono queste le cose che fanno della vita un gran carcere e l’evasione più dolce rimarrà sempre la tua… Ciao, grande Augusto, Maestro di vita, compagno di mille viaggi, l’averti saputo amico ci farà scontare pene meno amare…”.