AUGUSTO DAOLIO, COM’E’ MORTO IL FONDATORE DEI NOMADI?

Chi era Augusto Daolio e com’è morto il fondatore dei Nomadi? Questo pomeriggio, nel salotto televisivo di “Verissimo”, sarà nuovamente protagonista Beppe Carletti, e co-fondatore della band modenese nata negli Anni Sessanta: e per il 67enne tastierista originario di Novi si tratterà di un gradito ritorno nel talk show condotto da Silvia Toffanin dove si racconterà parlando non solo dei prossimi impegni musicali e aprendo il libro dei ricordi sulla vicenda umana e professionali dello storico complesso, ma ricordando anche il cantautore e amico di una vita scomparso prematuramente nel lontano 1992, a soli 45 anni.



Ma chi è stato Augusto Daolio e cosa sappiamo del rapporto che aveva con Beppe Carletti? Nato a Novellara (Reggio Emilia) nel febbraio del 1947, il cantautore emiliano è stato il cuore pulsante e l’anima dei Nomadi, gruppo nato nel 1963 dopo l’esperienza con Carletti nei Monelli. Pian piano la band divenne un punto di riferimento della musica italiana, non soltanto per la profondità dei testi ma anche per l’impegno politico dei suoi componenti: questo grazie alla voce e al timbro inconfondibile di Daolio che nella loro canzone-simbolo, “Io Vagabondo” del 1972, spiegava di identificarsi molto anche perché rievocava alcuni episodi della sua infanzia e del periodo della scuola. Poi, all’età di 45 anni, le sue condizioni di salute cominciarono a peggiorare e, in quello stesso maledetto anno, il 1992, veniva a mancare in maggio pure l’amico Dante Pergreffi, bassista dei Nomadi.



DAOLIO, STRONCATO A 45 ANNI DAL CANCRO: “NEL 1992 ERA GIA’…”

Augusto Daolio morì poco tempo dopo, nell’ottobre del 1992, per un cancro ai polmoni e probabilmente fiaccato anche nell’amico dalla perdita di Pergreffi: sarà un durissimo colpo pure per Carletti che, nonostante questo doppio lutto, decise di proseguire ma in modo diverso l’esperienza musicale dei Nomadi e la loro eredità. Dal 1993 infatti era stato istituito il premio “Tributo ad Augusto”, trasformatosi poi dal 2018 nel “Premio Augusto Daolio – Città di Novellara” e dedicato ad artisti che si distinguono per iniziative di solidarietà. “Ad Augusto mi ha legato l’infanzia trascorsa insieme e poi il diventare adulti. (…) Poi lui mi ha lasciato: purtroppo la sua morte ha tolto una parte di me perché 30 anni insieme non sono due giorni, non è qualcosa che passa” aveva raccontato Carletti nel corso di una intervista, ricordando poi in altre occasioni il durissimo periodo della malattia e gli ultimi giorni.



“Abitavamo a 400 metri di distanza, vivevo da lui praticamente…. Augusto voleva poche persone attorno: io, la sua compagna e un’altra persona. Il mio compito ingrato era quello di dire agli altri che non li voleva vedere”. Il 1992 fu infatti un anno terribile per il tastierista che lo ricorda così: “Se ne sono andati prima Dante e poi Augusto (…) Sapevo già come sarebbe andata a finire, ma gli ho dovuto mentire. Era dura far finta di niente, ma con lui abbiamo sempre parlato al futuro: ho sempre fatto finta di nulla. Non so nemmeno io come ho fatto a mentire. Dirgli bugie è stata veramente dura. Lui sognava di fare il giro del mondo una volta guarito” aveva confessato una volta Carletti parlando della malattia del cantautore. “Quando è morto Dante, Augusto si è buttato ancora più giù e non si è ripreso: non ho fatto in tempo a dirgli addio perché se n’è andato durante il sonno” aveva aggiunto, rivelando che la scelta di continuare a fare musica per lui ha significato “far vivere chi non c’era più… I suoi fratelli mi dissero di andare avanti per lui e io l’ho fatto”.