Augusto Daolio e la lotta contro il tumore ai polmoni

Era il 7 ottobre 1992 quando il mondo della musica italiana disse addio ad Augusto Daolio, leader dei Nomadi, stroncato a soli 45 anni da un tumore ai polmoni. Una malattia che non lasciò scampo ad Augusto Daolio la cui scomparsa lasciò un vuoto profondo in uno dei gruppi musicali più amati dagli italiani. Augusto cominciò la sua carriera artistica nel 1963. Era considerato uno dei migliori artisti della sua generazione, ma a mettere fine alla sua arte fu una terribile malattia che non gli lasciò scmapo.



Augusto Daolio era un artista sempre alla ricerca della novità. Parlando di sè diceva: “Per me è istintivo alzarmi e cominciare a camminare, cominciare a muovermi. A scuola ad esempio avevo un sacco di problemi, perché non riuscivo a stare fermo e seduto oltre un determinato tempo. Questo è il mio sintomo di fuga alla ricerca di luoghi migliori”, come riporta Radio Bruno.



La morte di Augusto Daolio: un grande dolore per Beppe Carletti

La morte di Augusto Daolio è stata difficile da affrontare per la sua famiglia, ma anche per Beppe Carletti che, in un’intervista rilasciata a Radio Bruno, ricordando l’infanzia vissuta insieme e il sogno musicale che li aveva portati a fondare i Nomadi. “Purtroppo la sua morte ha tolto una parte di me perché 30 anni insieme non sono 2 giorni, non è qualcosa che passa. E’ al contrario qualcosa  così lascia sempre dei segni, segni profondi che non verranno più via. Ancora quando mi preparo a produrre la nostra musica mi chiedo sempre cosa potrebbe pensarne lui“, ha raccontato Carletti a Radio Bruno.



Dalla morte di Daolio sono passati 29 anni, ma il suo ricordo, la sua arte restano nel cuore di Beppe Carletti con cui aveva un legame di amicizia profonda. Nel proseguire il suo percorso artistico nel ricordo di Augusto Daolio, Beppe Carletti, a Radio Bruno, ha spiegato di aver sempre avuto “il mio timore infatti era di rovinare tutto quello fatto insieme, che avevamo costruito in 30 anni. Io sono convinto di avere rispettato prima di tutto lui, poi le persone che negli anni hanno seguito i Nomadi”.