Nella manovra, 7 miliardi abbondanti sono destinati al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Una cifra non leggera che farà vedere i suoi primi effetti in busta paga da prima degli accordi all’Aran. Complici i margini di bilancio tutt’altro che generosi per il prossimo anno, infatti, c’è l’esigenza di scaricare spesa dal 2024 che ha prodotto il meccanismo del decreto “anticipi” approvato lunedì. Questo sposta sulla fine di quest’anno due miliardi destinati agli statali. La novità riguarda oltre 1.5 milioni di dipendenti contrattualizzati della Pa centrale: dovrebbe estendersi anche ai 670mila dipendenti della Sanità con un meccanismo uguale nel riparto dei fondi.
Come spiega Il Sole 24 Ore, non sono invece incluse Regioni ed enti locali, così come il personale tecnico delle università: queste pagheranno i rinnovi contrattuali con fondi propri. Per garantire lo stesso trattamento degli statali, dovrebbero riuscire a trovare a fine anno spazi nel bilancio per farlo senza mettere in discussione l’obbligo di pareggiare i conti. L’impresa, però, sarebbe impossibile nell’ampia maggioranza dei casi. In busta paga, però, l’effetto del decreto non sarà trascurabile. L’aumento cambia in base alla qualifica, crescendo quando salgono gli scalini della gerarchia.
Aumenti PA, a quanto ammontano
Il sistema degli aumenti in busta paga per le PA è uguale per tutti e offre una tantum una cifra pari a 6.7 volte l’indennità di vacanza contrattuale annuale di ogni inquadramento. Parliamo dunque di 662 euro lordi per gli operatori del primo gradino degli organigrammi ministeriali. Si tratta invece di 778,7 euro per un impiegato tipo di seconda area in fascia 3 mentre di 845,7 quando parliamo di funzionari, dunque in terza area, fascia 1. La somma sale fino a 1516 euro per i dirigenti di seconda fascia e 1939 di quelli di prima, che occupano la cima dell’albero della PA. Tra questa, la scuola è il comparto più popoloso della Pubblica Amministrazione: qui le cifre dipendono dall’anzianità oltre che dal ruolo.
Ad esempio, un professore delle superiori riceverà 829,2 euro se in cattedra da almeno 8 anni mentre 1228,1 se a lavoro fra 28 e 34 anni fa. Analoga, con cifre però inferiori, la dinamica nelle scuole medie e nelle scuole elementari e infine dell’infanzia. Il governo, spiega Il Sole 24 Ore, ha intenzione di avviare in fretta le trattative, con l’obiettivo di arrivare alle prime chiusure l’anno prossimo, quando non ci sarà l’una tantum che quest’anno ha interessato gli stipendi pubblici in attesa dei fondi contrattuali.