Da oggi alla pompa di benzina il possessore di un’autovettura diesel troverà un aumento di 0,1 centesimo al litro (più Iva) del prezzo del carburante per effetto della decisione del Governo di allineare le accise tra benzina e diesel.

Attualmente sulla benzina si versano nelle casse dello Stato 72,8 centesimi al litro, mentre per il gasolio se ne versavano 61,7. Nei prossimi 5 anni questo differenziale di 11,1 centesimi scomparirà. Gradualmente, con aumenti tra 1 e 1,5 centesimi all’anno, l’accise sul gasolio verrà ritoccata e specularmente ribassata quella sulla benzina per arrivare alla parità del trattamento fiscale dei due carburanti entro il 2030.



Secondo la non sempre evidente contabilità dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad), cancellare quegli undici centesimi che finora favorivano il gasolio significa rimuovere uno dei Sad che si ritrovano puntualmente in ogni programma elettorale ambientalmente militante come la bestia nera da eradicare per un futuro a emissioni zero. Tutto bene quindi.



Può però sorprendere che a firmare questo provvedimento sia una coalizione i cui slogan avevano martellato sulle imposte sui carburanti che zavorrano il bilancio delle famiglie. Ma il Governo Meloni aveva poca scelta visto che il riallineamento e non l’aumento, come ha sottolineato il Ministro Giorgetti in conferenza stampa, rientra nella manovra di riduzione dei Sad che fa parte degli impegni presi dall’Italia assieme ai fondi (sostanzialmente debiti) del Pnrr.

Mentre è ancora più sorprendente che Pd, M5s e Avs abbiano bollato la misura come una “nuova tassa”. Proprio quell’opposizione a parole più ambientalista ed europeista dell’attuale maggioranza, che da sempre ha fatto del taglio dei Sad il suo cavallo di battaglia, ebbene ora lo critica.



Sono esclusi dal ritocco delle accise il gasolio agricolo, e quello per il trasporto di merce e persone. Siccome complessivamente i volumi di vendita di gasolio sono più elevati di quelli della benzina, nonostante aumenti e tagli speculari, il gettito da accise sui carburanti porterà a regime a oltre 3 miliardi di euro nel bilancio pubblico.

Nel decreto, questo extra gettito è destinato principalmente al trasporto pubblico locale, ma non è chiaro se per finanziare principalmente i rinnovi contrattuali che hanno innescato un caldo autunno-inverno di scioperi a ripetizione oppure anche per acquisti e ampliamento della flotta di mezzi. Penalizzare il trasporto privato individuale senza offrire un’alternativa sembra davvero una misura socialmente antipatica e con effetti ambientali a corto raggio.

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