Mentre le famiglie italiane affrontano i rincari delle bollette e dei prezzi, un nuovo aumento è dietro l’angolo. Si tratta del possibile aumento delle bollette del telefono e di internet. In questo caso però non ci sarebbe nessun legame con la guerra in Ucraina, ma nascerebbe da una delibera dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.



Secondo quanto riferisce il quotidiano Libero, l’Agcom sta lavorando a un provvedimento per apportare delle modifiche ai prezzi sostenuti dagli operatori per utilizzare la rete fissa in rame, con l’intenzione di favorire il passaggio alla fibra. Si tratta di una bozza in fase di consultazione ma potrebbe diventare realtà e tradursi quindi in nuovi aumenti nei confronti delle famiglie italiane, che stanno già fronteggiando un’ondata di rincari da record. Proprio questi rincari provocheranno nel 2023 un aumento nel canone mensile per la rete in rame, che passerà da 8,90 euro a 9,70 euro, cioè un aumento del 9%. Incrementa anche il costo dell’utilizzo del filo di rame che congiunge l’armadio stradale all’abitazione: da 5,30 euro a 6,55 euro (+23%). Trend contrario invece per la fibra che arriva direttamente nelle case dei clienti: passa a 15,35 euro a 14,13 euro (-7,9%).



Aumento telefono e internet: che cosa non torna della decisione dell’Agcom

L’obiettivo dell’aumento di telefono e internet di Agcom sarebbe quindi favorire la transizione verso la fibra, ma nel concreto l’effetto ottenuto potrebbe essere l’opposto. Come analizza Libero Quotidiano, infatti, le nuove tariffe che potrebbero essere disposte dall’Agcom si dovrebbe applicare anche al FTTC, cioè alla fibra fino all’armadio stradale e poi rame, che al momento è il servizio di nuova generazione più diffuso. Gli operatori però hanno già intrapreso la migrazione verso il FTTH, che al momento è disponibile per il 35% delle famiglie. C’è anche un’altra questione: il FTTH, quindi l’iperfibra, è assente dal 60% del territorio italiano.



Di fatto, quindi, secondo Libero Quotidiano l’aumento di telefono e internet finirebbe per finanziare la parte di infrastruttura in rame che già esiste e non andrebbe a contribuire alla diffusione della fibra. Peraltro, questi aumenti sono considerati come se la rete in rame non esistesse e dovesse essere installata da zero, quindi non tiene conto dei costi effettivi necessari per la sua manutenzione e l’utilizzo da parte degli operatori. La decisione dell’Agcom appare quindi controversa, anche considerando le condizioni economiche già difficili delle famiglie e delle imprese.