L’aumento per infermieri e funzionari ci sarà già dal 2024. Ma al contrario di quanto aveva ipotizzato il Governo l’incremento non sarà di 135€ ma di appena 40 euro al mese.

Ma come si vuol dire, oltre al danno la beffa: perché nonostante l’aumento salariale irrisorio il personale sanitario in questione correrebbe il rischio di non godere del taglio del cuneo fiscale che ben presto potrebbe diventare strutturale.



Aumento infermieri 2024 e funzionari: i problemi emersi

L’aumento per infermieri e funzionari già nel 2024 si stimerebbe in 40 euro al mese. A sostenerlo è stato il sindacato UIL FPL dopo aver simulato lo stipendio del personale sanitario e poi pubblicato su Il Messaggero. Ma i problemi non si limitano all’incremento “misero” che verrà garantito agli infermieri e ai funzionari sanitari, infatti nella bozza da approvare non si leggono neppure le modifiche sull’orario di lavoro (sempre più necessario ed urgente) e né tanto meno aiuti sui buoni pasto e alla mensa. Un particolare accenno sui buoni pasto: il sindacato fa pressione al Governo, incentivando all’incremento del loro valore e senza aggravare nelle tasche dei dipendenti.



Aumenti per categoria

Gli aumenti si differenzieranno lievemente in base alla categoria prescelta. Funzionari, operatori e professionisti della salute percepiranno fino a 50€ lordi in più, mentre 49€ lordi in più gli assistenti e 51€ per il personale addetto al supporto.

Sul proprio cedolino gli stessi aumenti sono suddivisi per voci: indennità e premialità, funzione organizzativa e differenziali economici di professionalità. Va poi detto che recentemente il Governo ha stanziato 140 milioni di euro in più, permettendo ai dipendenti dei pronto soccorso di percepire 13€ lordi e mensili in più. La Uil ribadisce che il Governo avrebbe sbagliato i calcoli. Infatti la stima dei 135€ è completamente fuori rotta, tanto che professionisti o infermieri con laurea magistrale oppure magistrale ne percepiranno appena 50€. Si tratta inoltre di cifre lorde, a cui vanno sottratti gli oneri fiscali e la differenza tra il rinnovo del contratto e l’inflazione accumulata.