I prezzi continuano a crescere, spesso anche in modo ingiustificato. Un caso è il vino al consumo, che ha segnato una variazione da regione a regione che oscilla tra il + 9% e il + 18%. Le cantine hanno dovuto fare i conti con un aumento dei costi di produzione ma questo non giustifica l’aumento dei prezzi delle bottiglie già acquistate e dunque in deposito, nel prima che l’invasione dell’Ucraina determinasse gli aumenti. Come riflette la nota dell’Istat della scorsa settimana, nel mese di marzo per il cibo si è speso il 7,7% in più dell’anno prima per un carrello che non è rimasto uguale, anzi, è stato “alleggerito” del 4,9%.
A eccezione di uova e carne di pollo, tutti gli alimenti hanno subito una contrazione negli acquisti: carne bovina al -13.9%, riso a -13%, surgelati a -8.8%, salumi a -7%, ortofrutta fresca -5%. In calo anche il consumo di pasta con il -11% e del latte con -1.4%. Proprio la pasta è aumentata del 17,5% mentre è calato il prezzo del grano nello stesso periodo, del 28,3% secondo il dato Ismea. Dunque, perché? Come spiegano i produttori, le confezioni oggi sugli scaffali sono state prodotte quando i costi del grano e dell’energia erano più alti.
Aumento prezzi, il caso degli ortaggi
Su sollecitazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, Benedetto Mineo, capo della Commissione di allerta rapida sui prezzi, si riunirà giovedì 11 a Palazzo Piacentini e discuterà proprio del caro-pasta. Il secondo tema da discutere, probabilmente, il latte e i derivati: anche in questo caso, come sottolinea il Messaggero, i prezzi della materia prima sono scesi. Infatti, dopo gli aumenti del 2022, da novembre il latte è in calo: secondo il Link Market Observatory della Commissione Europea, -9% a marzo.
Assoutenti ha calcolato una maggiore spesa per formaggi, latticini e uova per una famiglia composta da 4 persone pari a 194 euro all’anno. Preoccupano anche i prezzi degli ortaggi: a marzo, nei mercati all’ingrosso, le melanzane sono state meno care del 44,3%, i cavolfiori del 34%, le zucchine del 32,2%, i carciofi del 27,6%, gli spinaci del 23,3%, i broccoli del 21%, le bietole del 19,1%,i peperoni del 15,6%. Eppure, al dettaglio i prezzi non sono cambiati: sono come i precedenti o in molti casi anche più alti. C’è chi dà la colpa all’inflazione, chi alla siccità, ma in realtà all’ingrosso i prezzi sono diminuiti. Il maltempo, invece, ha influito sui rincari di asparagi (+56,1%), cipolle (+40,3%) e patate (+14,7%), come sottolinea Il Messaggero.