Tasse in aumento e Irpef più alta? Uno scenario che potrebbe palesarsi in alcuni Comuni d’Italia, come ricostruito dal quotidiano “Libero” sulle colonne dell’edizione in edicola oggi, lunedì 9 maggio 2022. Per aiutare le città prese di mira dall’articolo 43 del decreto aiuti, nel provvedimento approvato una settimana fa e non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale si legge che, “al fine di favorire il riequilibrio finanziario, i Comuni capoluogo di provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro possono sottoscrivere un accordo per il ripiano” con il governo.



Per raggiungere l’obiettivo, agli amministratori sarà riservata anche la possibilità di deliberare l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef, in deroga al limite previsto e il margine di sforamento concesso è del 2 per mille. Non solo: come si legge nel servizio, “la stessa procedura potrà essere applicata anche ai Comuni capoluogo di provincia con un debito pro capite superiore a mille euro. In questo caso gli enti potranno prevedere l’aumento dell’Irpef locale del 2 per mille oppure aggiungere (o sostituire) al salasso anche una bella addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale di almeno 2 euro a passeggero”.



AUMENTO TASSE, IRPEF SU: DOVE? ELENCO COMUNI

“Il Sole 24 Ore”  ha esaminato i bilanci degli enti locali e ha redatto l’elenco dei Comuni che già ora si trovano nelle condizioni previste e che potrebbero applicare l’aumento delle tasse, con particolare riferimento all’Irpef. Come si legge su “Libero”, nella lista dei 500 euro di deficit per abitante ci sono 18 città, fra cui figurano Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Vibo Valentia, Lecce, Catanzaro, Andria, Alessandria, Avellino, Agrigento, Frosinone, Brindisi e Nuoro.

Non mancano, in questa lista, anche alcuni capoluoghi di provincia che hanno un debito più elevato di mille euro per abitante: Al primo posto c’è infatti Milano, che ha conti solidi, ma 3,6 miliardi di euro di debito. E i cittadini possono stare relativamente tranquilli soltanto perché lo stesso decreto aiuti ha anche concesso al capoluogo lombardo di poter utilizzare i 145 milioni di euro avanzati dal bilancio precedente. Altrimenti non è detto che anche Beppe Sala non avrebbe fatto un pensierino sull’addizionale extra. Subito dopo c’è Genova, con 566 milioni di debito. Seguono Firenze, Catania e Venezia”.