L’inflazione registrata nel 2022 in tutti i paesi europei ha avuto molti effetti collaterali, alcuni di questi non proprio piacevoli: se da una parte infatti sono stati aumentati i rendimenti delle cedole dei titoli di stato a dieci anni, dall’altro invece questi aumenti hanno interessato tutto il settore dei finanziamenti, compresi i mutui e i prestiti.



Aumento tassi per i prestiti: conseguenti a quelli della BCE

Ecco perché ad aprile, a causa degli aumenti voluti a marzo dalla BCE, sono aumentati anche i prestiti per chi ha voluto sottoscrivere un finanziamento con cessione del quinto.

L’INPS ha chiarito il 5 aprile scorso, attraverso il messaggio n. 1312 specificando che il periodo di riferimento per gli aumenti riguarda il secondo periodo dell’anno 2023.



I tassi di interesse per la cessione del quinto di pensione variano in base all’importo richiesto e alle classi di età. In particolare, come tutti i prestiti l’importo richiesto viene messo in relazione alle classi d’età del soggetto e il tutto viene accuratamente valutato. Quando la domanda di finanziamento viene approvata, la banca riceverà dall’Inps la quota di un quinto dello stipendio o pensione.

Aumento tassi per i prestiti: anche per la cessione del quinto

I tassi dei prestiti per il secondo trimestre 2023 con la cessione del quinto della pensione sono del 12,89% fino a 15.000 euro e del 8,85% oltre i 15.000 euro. Questi tassi determinano il TAEG, ovvero il tasso effettivo globale che banche e intermediari applicano ai prestiti con cessione del quinto della pensione.



Ne al cliente e né alla banca conviene applicare tassi superiori a quelli indicati anche perché la richiesta di finanziamento verrebbe bloccata dall’Inps che non procederebbe più all’erogazione della rata. Il blocco del finanziamento, che inibisce la notifica telematica dei piani di cessione del quinto della pensione se i tassi applicati risultano superiori a quelli convenzionali.