Continua la persecuzione nei confronti dell’ex premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. Come riferito dai principali organi di informazione online, a cominciare dal sito dell’agenzia Ansa, il tribunale della giunta militare della Birmania ha condannato l’ex leader a tre anni di carcere con l’accusa di frode elettorale nelle elezioni del 2020, vinte proprio dal suo partito con un ampio margine. A riferire la notizia è stata una fonte vicina al caso che ha commentato “un’ulteriore condanna a tre anni con lavori forzati”.



Aung San Suu Kyi è stata già condannata in passato a 17 anni di reclusione, dopo essere stata accusata di una moltitudine di reati da parte della giunta, al potere dopo il colpo di stato avvenuto a febbraio 2021, e rischia ora di passare la vita dietro le sbarre dopo che si concluderà un processo che la comunità internazionale ha denunciato come solamente politico.



AUUNG SAN SUU KYI CONDANNATA: RISCHIA DI PASSARE DECENNI DIETRO LE SBARRE

L’esercito ha giustificato l’ultima condanna a tre anni dicendo di aver scoperto più di 11 milioni di irregolarità in occasione delle elezioni legislative del novembre 2020, vinte come detto sopra dalla LND, la Lega nazionale per la democrazia, e nonostante gli osservatori internazionali affermino che lo scrutinio sia stato invece libero ed equo. Attualmente Aung San Sun Kyi, che secondo le fonti versa comunque in buona salute, è stata messo in isolamento in una prigione di Naypyidaw dalla fine dello scorso mese di giugno.



Il processo nei suoi confronti era scattato più di un anno fa, sta proseguendo in carcere e si sta svolgendo a porte chiuse con il divieto assoluto per i suoi avvocati di parlare con la stampa e le organizzazioni internazionali, pena ulteriori “persecuzioni”. La giunta ha inoltre assicurato delle nuove elezioni per l’estate del 2023, annunciando di essere pronta ad aprire dei negoziati con Suu Kyi appena si concluderà il processo.