La vicinanza dell’Ungheria alla Russia continua a destare perplessità e critiche in Europa, ma non va sottovalutata neppure quella dell’Austria. Anche un anno dopo l’inizio della guerra in Ucraina, continua a trasferire miliardi a Mosca per le forniture di gas. Anziché ridurre la dipendenza energetica, incrementa le importazioni. Una posizione che non deve stupire, spiega Die Welt, ricordando che nel giugno 2014 il presidente russo Vladimir Putin fu accolto a Vienna dall’allora presidente federale Heinz Fischer come un amico, nonostante la Crimea fosse stata appena annessa. Anche la visita del 2018 fu amichevole: non una parola sui diritti umani, ma anzi un contratto di fornitura di gas a lungo termine.
L’invasione russa dell’Ucraina non ha cambiato la situazione. Ci sono state alcune dimissioni, uscite di ex politici austriaci dai consigli di sorveglianza delle aziende russe, ma l’Austria continua ad acquistare gas dalla Russia. Nell’aprile 2022 il cancelliere Karl Nehammer ha fatto visita a Vladimir Putin a Mosca, ma della loro conversazione non ci sono verbali pubblici. Tutto ciò non preoccupa nessuno, anzi quando la questione viene sollevata si invoca la neutralità.
AUSTRIA NON RIDUCE IMPORTAZIONI DI GAS DALLA RUSSIA
Nel dicembre 2022 il 71% del gas importato in Austria proveniva dalla Russia. A gennaio era addirittura l’81%. L’anno scorso da Vienna sono finiti a Mosca 7 miliardi di euro per il gas. Ciò nonostante Nehammer avesse promesso nella primavera del 2022 di eliminare gradualmente le importazioni di gas russo entro il 2027, ma queste sono diminuite solo durante l’estate. Stando a quanto riportato da Die Welt, una possibile ragione del recente aumento della quota di importazioni dalla Russia potrebbe essere anche il fatto che altri Paesi stanno fornendo o facendo transitare meno gas. Tuttavia, anche l’acquisto in cifre assolute è tornato a crescere. In Austria si giustifica la cosa parlando di contratti esistenti con la Russia, ma nessuno li conosce, anzi si afferma che la rottura del legame energetico con il Cremlino va prima esaminata legalmente. Il giornale tedesco, però, cita il contratto tra la compagnia energetica austriaca OMV e il gigante del gas russo a maggioranza statale Gazprom, rinnovato nel 2018. Visto che il 30% di OMV è di proprietà statale, nel consiglio di sorveglianza c’è anche il governo austriaco. Eppure, la vicenda della fornitura di gas è solo il punto visibile di un complicato cordone ombelicale che lega l’Austria alla Russia.
IL LEGAME ECONOMICO TRA AUSTRIA E RUSSIA
Il legame è anche economico: molte società russe hanno o avevano filiali a Vienna, come Lukoil, la banca VTB e Sberbank. Nonostante le sanzioni, la filiale russa dell’austriaca Raiffeisen Bank International (RBI) sta facendo buoni affari. Secondo il Financial Times, ora il 40-50% delle transazioni di pagamento internazionali dalla Russia sono gestite da Raiffeisen. L’anno scorso i profitti sono più che raddoppiati. Le filiali in Russia e Bielorussia sono «le vacche da mungere del gruppo e rappresentano circa il 60% dei profitti», spiega Die Welt. Ma RBI non può sfruttare tali profitti a causa delle sanzioni, per questo sta pensando ad una soluzione, secondo il settimanale austriaco Falter. Il piano prevede che RBI rilevi la liquidata Sberbank-Europa, che aveva la sua sede centrale a Vienna, e che in cambio ceda quote di attività in Russia. «La politica austriaca è dettata dalla paura», attacca Brandstätter, deputato di NEOS. Alla luce di tutto ciò, i servizi segreti europei sono molto cauti quando si tratta di condividere informazioni con Vienna.