In Austria è particolarmente diffusa l’idea che si sia al sicuro, rispetto soprattutto a quanto accade in Ucraina, per la sua neutralità. Ma per Alexander Schallenberg è un’idea «sbagliata». L’ex ministro degli Esteri dell’Austria ed cancelliere federale, ruolo che ha ricoperto dall’ottobre al dicembre 2020 in seguito alle dimissioni di Sebastian Kurz, ritiene che in realtà Vienna non sia mai stata veramente neutrale. «Né nel 1956, quando l’Unione Sovietica invase l’Ungheria, né nella politica europea comune di sicurezza e di difesa, dove a volte siamo in prima linea in tutte le missioni importanti. Naturalmente, l’Austria sostiene anche tutte le sanzioni contro la Russia», dichiara a WELT. Ma ciò in cui differisce, e non è un particolare di poco conto, è chiaro: «Semplicemente, non partecipiamo al finanziamento di armi letali». Il fatto che l’Austria sia neutrale, non vuol dire dunque che sia sicura: l’equazione è sbagliata per Schallenberg. «Piuttosto, neutralità significa non entrare in alleanze militari, stare da soli in caso di emergenza ed essere in grado di difendersi. Ecco perché la coalizione del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) e dei Verdi aumenterà massicciamente la spesa per la difesa in futuro, fino a raggiungere il livello record dell’1,5% del prodotto interno lordo».



Sebbene per lui sarebbe difficile riuscire a stringere la mano al ministro degli Esteri russo Lavrov, ritiene che non si possa fare a meno di parlare con la Russia, cosa che peraltro l’Austria fa. Quando gli viene chiesto se Vienna mantiene canali di comunicazioni informali col governo russo, infatti Schallenberg non solo conferma, ma spiega anche perché lo ritiene importante: «L’Occidente deve continuare a parlare con la Russia, e così l’amministrazione statunitense. Abbiamo una responsabilità globale. La Russia non è scomparsa dalla carta geografica. La Russia è il più grande vicino geografico dell’UE e la più grande potenza nucleare del pianeta. Mosca siede al tavolo di numerose organizzazioni internazionali ed è, ad esempio, un attore importante nell’attuazione degli obiettivi climatici e ambientali globali».



“OCCIDENTE DEVE CONTINUARE A PARLARE CON LA RUSSIA”

Il fatto che non vi sia alcuna esitazione nel voler perseguire i crimini di guerra russi e non vi sia alcun dubbio nel ritenere Vladimir Putin responsabile dell’aggressione in Ucraina, «l’Occidente deve anche continuare a parlare con la Russia e deve utilizzare i forum internazionali, come l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e le Nazioni Unite (ONU), per chiarire senza mezzi termini le nostre posizioni in scambi diretti». Il dialogo non va interrotto, anche se non è ancora il momento di parlare di negoziati. «Mosca non è ovviamente pronta per i colloqui in questo momento. Vuole solo creare fatti sul campo di battaglia». Per questo la comunità internazionale per Alexander Schallenberg non deve far venir meno il sostegno militare, umanitario ed economico all’Ucraina. «Dobbiamo assolutamente continuare ad applicare con coerenza le sanzioni contro la Russia. Il prezzo per la guerra di aggressione della Russia deve essere il più alto possibile. L’obiettivo è quello di dissuadere la Russia e gli altri Stati con intenzioni bellicose in modo tale che in futuro si astengano dall’attaccare brutalmente Stati sovrani in un contesto neo-imperiale. Non si deve permettere che la legge della giungla prenda piede», prosegue a WELT. Nell’intervista spiega anche di non ritenere possibile tornare alle relazioni con la Russia pre invasione. «Dovremo convivere con il fatto che le nostre relazioni con la Russia rimarranno disturbate perché manca il bene più importante: la fiducia. In futuro, l’Occidente – e con questo intendo anche l’Ucraina – non potrà contare sul fatto che la Russia rispetti davvero gli accordi sottoscritti. La Russia rimarrà una minaccia per molti anni a venire. Ecco perché l’Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza occidentali».



“UCRAINA IN UE? NESSUNA CORSIA PREFERENZIALE”

Infine, l’ex ministro e cancelliere dell’Austria si sofferma sull’eventuale ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, una prospettiva possibile a patto che soddisfi le condizioni necessarie, ma soprattutto senza fretta. «È importante, tuttavia, che i progressi nei negoziati di adesione siano valutati allo stesso modo nel caso dell’Ucraina e della Moldavia, da un lato, e dei sei Stati dei Balcani occidentali, dall’altro. Non deve esistere una società a due livelli. Abbiamo promesso ai Paesi dell’Europa sudorientale l’adesione 20 anni fa a Salonicco. Sarebbe un segnale fatale se l’Ucraina e la Moldavia passassero sulla corsia di sorpasso e gli Stati dei Balcani occidentali venissero lasciati indietro. Ciò potrebbe mettere in pericolo la stabilità dei Balcani occidentali e rafforzare ulteriormente l’influenza di Cina, Russia, Turchia o altri attori». Per questo motivo l’Austria ha creato un gruppo di “amici” dei Balcani, di cui farà parte anche l’Italia, insieme a Repubblica Ceca, Slovenia o Slovacchia. Una prima riunione potrebbe tenersi in Austria già quest’estate.