Austria rigetta la richiesta d’asilo del rifugiato russo
L’Austria, secondo quanto spiega un recente articolo pubblicato dal quotidiano tedesco Die Presse, ha respinto la richiesta di asilo di un rifugiato russo che era scappato, lo scorso ottobre, dall’arruolamento promosso da Putin per il fronte in Ucraina. La storia starebbe destando scalpore, tanto per il rifiuto in sé, quanto per le ragioni addotte dall’autorità austriaca per l’asilo che riterrebbe infondate le motivazioni dell’uomo.
Il russo, che proverrebbe da una minoranza etnica e professa il buddismo, una volta scappato dall’arruolamento, si è recato in Austria dove ha immediatamente chiesto asilo. Durante l’interrogatorio con le autorità d’asilo ha spiegato che “questa guerra contraddice i miei principi morali e la mia religione“, sottolineando anche che “gli ucraini non mi hanno fatto nulla”. Ragioni che non sono bastate per approvare la sua richiesta d’asilo in Austria, con le autorità che sostengono che le ragioni dell’uomo non siano credibili, o almeno non rilevanti ai fini dell’asilo. Inoltre, l’autorità non ritiene che vi siano “pericoli individuali” o la possibilità di supporre “trattamenti o punizioni inumane, o la pena di morte” per il suo rifiuto di arruolarsi perché significherebbe presumere che “l’esercito russo commette sistematicamente violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale”.
L’avvocato del russo: “O lo arrestano, o lo spediscono al fronte”
Il maggiore scalpore attorno alla decisione delle autorità dell’Austria sarebbe nato proprio dall’ultima frase, in cui il tribunale sostiene che non vi siano i presupposti per credere che la Russia stia commettendo (in patria o sul fronte) delle violazioni dei diritti umani ed internazionali. Le autorità si sarebbero giustificate sostenendo che la frase è stata estrapolata dal contesto generale, senza commentare ulteriormente.
L’avvocato del russo, Daniel Kirch, si sarebbe detto in disaccordo con la decisione dell’Austria, sottolineando anche che “non c’è contesto dal quale si possa estrapolare” la frase. Ha detto di aver presentato già ricorso nelle sedi apposite, sostenendo che “per il mio cliente ci sono due opzioni se deve tornare in Russia: una pena detentiva di diversi anni, o il fronte”. Sul caso si è espresso anche Walter Obwexar, studioso di diritto all’Università di Innsbruck, in Austria, sottolineando che ai fini dell’esercizio del diritto d’asilo non sia necessario riconoscere la sistematicità delle violazioni del diritti umani. “Probabilmente”, ha detto, “l’Ufficio federale dovrebbe giustificare meglio il fatto che il riservista non rischierebbe di essere perseguito in Russia. Se non l’asilo, dovrebbe essere concessa almeno la protezione sussidiaria“.