La rincorsa ai motori green ha inevitabilmente aumentato i prezzi delle auto e la produzione è costretta, anche sulla base delle poilitche green auropee, a rincorrere i parametri delle basse emissioni di CO2. Ecco perchè tra le auto immatricolate nel 2022, in Italia, solo 360mila avevano un prezzo di listino sotto i 20mila euro, pari al 27% del mercato.



Auto economiche addio: il 43% vanno dai 20 ai 35 mila euro

Nel 2019, 800 mila di queste avevano raggiunto solo il 42% del mercato e un 7% di queste stava sotto ai 14 mila euro, fascia che però è andata sempre più a scomparire. La fascia di auto a listino che va da 20 a 35 mila euro ricopre invece il 43% del mercato che, quest’anno è passato però al 42%, il tutto rispettivamente per 830mila e 564mila unità. Oltre i 35mila euro di listino il film cambia: erano 280mila prima del Covid e hanno superato le 400mila nel 2022, dal 15 al 31% delle vendite.



Auto economiche addio: l’analisi del centro studi Fleet&Mobility

L’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility ha spiegato che il mercato delle auto è sceso di 600 unità passando da 1,9 a 1,3 milioni. Le case di produzione automobilistica hanno alzato i prezzi, prima per la questione dei chip e dei conflitti internazionali come Taiwan, ma quella foglia di fico ormai non copre più nulla. La strategia è produrre e vendere meno auto, per cui non serve svenarsi sul prezzo.

In questa lotta tra prezzi alti e basse emissioni, in Italia come in Europa vincono i cinesi che quest’anno sono invece riusciti a raddoppiare le importazioni di automobili portandole a 500 mila unità. Le auto cinesi sono competittive sia sui prezzi che sulla qualità, perchè, almeno per quanto riguarda la produzioone industriale, il Dragone è autarchico.



Intanto le case automobilistiche continuano a registrare utili per gli azionisti, mentre i clienti devono orientarsi sulle auto s’importazione per avere prezzi sistenibili. Resta il nodo dei lavoratori della catena di produzione automobilistica che rischiano: sono ben 12,9 milioni, tra diretti e indiretti.

Uno scotto da pagare notevole se si pensa che le politiche green della commissione sono riuscite ad abbassare le emissioni solo di uno 0,9%, dopo aver sicuramente picconato l’industria domestica.