L’auto elettrica inquina davvero meno di un veicolo alimentato a diesel? Il quesito campeggia in queste ore sulle colonne del quotidiano “La Verità”, che riporta la notizia dello scontro tra istituzioni del Vecchio Continente e settore dell’automotive in merito alla conversione energetica dei mezzi di trasporto, che prevede, tra gli altri aspetti, anche il divieto della vendita di veicoli a combustione interna a fare decorso dal 2035. Soprattutto, si chiede in maniera corale di valutare con attenzione il reale impatto sull’ambiente dei motori a benzina e diesel, in quanto, secondo la fisica, le combinazioni ibride possono aiutare a perseguire obiettivi ecologici.
Per questo sempre più voci chiedono che nella valutazione del reale impatto ambientale dei veicoli si prenda in considerazione l’intero ciclo di vita dell’automezzo, incluse le operazioni per il riciclo e lo smaltimento delle sue parti. Inoltre, le emissioni derivanti dalla produzione di batterie, ovvero dall’estrazione dei minerali nobili, potrebbe rappresentare uno svantaggio per l’ecologia della filiera delle auto elettriche; infatti, come puntualizza il quotidiano, se prendiamo come riferimento un’automobile che trasporti cinque persone per almeno 500 chilometri (utilitarie) tra la versione elettrica e quella con motore endotermico diesel Euro 6, “la prima darà veri vantaggi ambientali soltanto dopo averne percorsi almeno 150mila, sempre che abbiamo sostituito le batterie quando prescritto, poiché dopo cinque anni d’uso l’efficienza degli accumulatori attuali si riduce del 30% e con loro l’autonomia”.
AUTO ELETTRICA INQUINA MENO DEL DIESEL?
Tuttavia, evidenzia “La Verità”, quel chilometraggio un automobilista medio lo compie in quindici anni, periodo nel quale solitamente si cambia la propria auto, elettrica o diesel che sia. Peraltro, considerando le finanze, l’auto elettrica costa circa il 25% in più di quella con motore endotermico e una batteria di ricambio può arrivare sino a 10mila euro. Teoricamente, poi, un mezzo elettrico dovrebbe essere accompagnato da costi di manutenzione di minor entità, ma il prezzo del tagliando di un veicolo di tale natura è legato a molti fattori, fra cui figura lo stato del sistema di raffreddamento delle batterie. In altre parole: ogni 15-20mila chilometri, l’auto elettrica deve finire in officina.
In merito alla produzione di energia, “se deriva dal nucleare la mobilità elettrica ha maggiori possibilità di sostenersi, ma se i kilowatt provengono da centrali a carbone oppure dal poco rinnovabile disponibile, il gioco non vale la candela. Se occorrerà molta più energia a tutti, difficilmente potremo produrla con l’idroelettrico, l’eolico o il solare. Senza considerare che il prezzo italiano del Kw/h non è dei più economici e presto ci saranno rincari”.