L’industria delle auto elettriche si conferma a trazione asiatica, in base a quanto pubblicato da una classifica di SNE Research, riferita ai primi sette mesi di quest’anno si evidenzia che nella top 10 delle industrie fornitrici non c’è nemmeno un’azienda occidentale, e una macchina su due è alimentata da batteria di produzione cinese. Il rapporto, riportato sul Sole 24 Ore conferma anche il ruolo di leader nel settore automotive per la Catl, seguita dal gruppo BYD, da LG Energy Solution e da Panasonic, al quarto posto grazie alla collaborazione avviata con Tesla.
I dati però, oltre a premiare l’impegno della Cina nell’essere all’avanguardia per questo tipo di tecnologia, evidenziano che gli sforzi di Usa ed Europa nel portare avanti politiche volte a guadagnare l’autosufficienza non sono ancora abbastanza. Anche perchè le aziende in corsa stanno guadagnando posizioni nei mercati internazionali portando l’intero campo delle batterie a litio a veloci progressi e abbassamento di costi. Il prezzo infatti è sceso sotto 100 dollari per kilowattora per la prima volta in sue anni. E questo conferma che auto con batterie a ioni di litio possono risultare valida alternativa al modello tradizionale anche dove non sono stati istituiti sussidi statali per l’elettrico.
Cina principale fornitore di batterie per auto elettriche “Eu e Usa non saranno mai autosufficienti”
Le batterie per auto elettriche costano sempre meno, questo è merito della grande competitività delle aziende orientali per la fornitura alle case automobilistiche. Una guerra di concorrenza che però al momento viene combattuta soltanto tra Cina e Corea. L’impegno occidentale non è stato infatti ancora sufficiente a garantire l’ingresso delle aziende nella corsa per ottenere una fetta di mercato. Lo dimostrano, sia i dati della classifica ufficiale dei produttori, sia i prezzi che scendono sensibilmente grazie alle politiche commerciali sempre più aggressive delle big tech asiatiche nel settore automotive. In vista degli obblighi imposti sul passaggio dal motore termico a quello elettrico entro il 2035, l’Europa sarà uno dei principali campi di prospettiva di investimento. E tutto ciò nonostante alcuni divieti imposti dalla Commissione, votati per tentare di proteggere la filiera green locale.
Questo perchè come analizzano gli esperti, un possibile fallimento delle politiche protettive del mercato interno potrebbe essere causato non solo dai prezzi bassi dei prodotti asiatici, ma anche dall’accesso all’investimento sul territorio garantito alle aziende cinesi. Come dimostrano alcuni accordi su progetti, le industrie cinesi sono pronte ad insediarsi in Europa, spostando la produzione in Ungheria, che potrebbe presto raggiungere la quota “inarrivabile” del 44% di tutta la fornitura.