Dopo gallio e germanio, la Cina frena le esportazioni anche della grafite. Sta introducendo, infatti, nuovi controlli che mirano a limitare la disponibilità di un metallo importante per le batterie delle auto elettriche. Non sembra casuale la scelta da parte di Pechino di annunciare il provvedimento a poche ore dalla nuova stretta Usa sui semiconduttori avanzati e a tre settimane dall’apertura formale della Commissione europea di un’inchiesta anti-sussidi sulle importazioni di auto elettriche made in Cina, un passo preliminare all’introduzione di dazi anti-dumping che la Cina non ha gradito e a cui aveva risposto con toni minacciosi. Infatti, il ministero del Commercio cinese parlava in una nota di «puro atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell’industria automobilistica e della fornitura e avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali tra Cina e Ue».



Lo stesso ministero ha poi attaccato gli Stati Uniti, accusandoli di «esasperare costantemente il concetto di sicurezza nazionale, abusare delle misure di controllo delle esportazioni e ricorrere ad atti di bullismo unilaterali». Pertanto, i controlli sull’export di grafite non sono sicuramente un gesto distensivo della Cina, che è il fornitore dominante anche di questo metallo fondamentale per la transizione energetica. Stando ai dati di Wood Mackenzie, nel 2022 controllava il 79% della produzione mineraria globale e il 58% delle attività di raffinazione.



CINA USA GRAFITE PER ALZARE TIRO SU AUTO ELETTRICHE

La Cina domina anche nelle forniture di grafite sintetica, che non viene estratta in miniera, ma viene ricavata dal coke di petrolio e altri composti del carbonio. Si tratta di un procedimento costoso e inquinante, da cui si ottiene però un materiale con prestazioni migliori nelle batterie. Non si parla spesso di grafite, ma a bordo di un’auto elettrica, in particolare nell’anodo, il polo negativo delle batterie, ci sono tra 50 e 100 kg di grafite, secondo BMO Capital Markets, circa il doppio rispetto alla quantità di litio. Le restrizioni sulla grafite annunciate dalla Cina, che entreranno in vigore il 1° dicembre, ricalcano quelle adottate da agosto per gallio e germanio, usati nei semiconduttori e in altre applicazioni hi-tech, ma non legati in maniera specifica alla filiera dell’auto elettrica.



Il governo cinese precisa di non voler colpire nessun Paese straniero, ma di voler invece «assicurare la sicurezza e la stabilità della catena di approvvigionamento globale e della catena industriale, oltre che una migliore salvaguardia della sicurezza e degli interessi nazionali». Facile prevedere, secondo il Sole 24 Ore, un boom immediato di acquisti per fare scorte prima dell’entrata in vigore dei controlli. Quindi, il prezzo della grafite potrebbe salire, con ricadute possibili sul costo delle batterie e quindi sui costi di produzione delle auto elettriche. Tra i Paesi che dipendono maggiormente dalla Cina per la grafite c’è la Corea del Sud, dove ci sono colossi storici di batterie come LG Energy Solution, SK On e Samsung. Infatti, a Seoul è stato convocato dal ministero del Commercio una riunione d’emergenza. In Giappone, dove invece ha sede la Panasonic, il governo valuta un ricorso alla Wto in caso di violazione delle regole sulla libertà di scambio.