Non ci sono pasti gratis. Neanche se li cucinate in elettrico. Mentre in California hanno chiesto di non ricaricare le auto di sera, perché le centrali, dopo aver spento tutte quelle nucleari tranne una, non riescono a far fronte alle richieste di energia per il caldo che fa andare a manetta i condizionatori, dalle nostre parti il problema sono i costi dell’energia. Sulle bollette domestiche si sono già fatti sentire. E sulle colonnine anche.
Basta un esempio. A gennaio per ricaricare su una colonnina A2A e-moving Quick (a 22 kWh) si pagavano 0,37 euro al kWh, oggi se ne pagano 0,56. Un sobrio +51%. Se si sceglie una colonnina Fast (50 kWh) dello stesso gestore, il prezzo è passato da 47 a 66 centesimi per kWh. Ma basta fare qualche centinaio di metri e si trovano anche le colonnine di Nextcharge, sempre disponibili, anche perché una ricarica a 22 kWh costa 80 centesimi per kWh, più di quanto chiedano, in questo momento, altri gestori per la ricarica superveloce. Insomma, è una vera giungla di prezzi, gestori e potenza delle colonnine.
Una cosa, però, è certa: altri rincari arriveranno nei prossimi mesi, facendo strame di uno dei vantaggi delle auto elettriche, l’economicità. I confronti sono complicati, perché molti di quelli che usano l’auto a batteria ricaricano a casa con un contratto flat stipulato con una delle decine di compagnie che forniscono elettricità e i dolori arriveranno solo quando dovranno rinnovare gli accordi. Ma, anche se non si tiene conto del maggior costo d’acquisto, a circa 60 centesimi al kWh i costi di percorrenza al chilometro sono del tutto simili a quelli di un’auto a motore termico.
Un confronto è complicato, ma lo si può fare tra due Dacia: la Spring elettrica e la Duster. Quest’ultima fa circa 20 chilometri con un litro di gasolio, circa 9 centesimi al chilometro, mentre la prima percorre circa 7 chilometri con un kWh. Il break even sta a circa 0,63 euro per kWh. Oltre questa cifra il motore termico costa meno.
Questo dato naturalmente varia, in più o in meno, a seconda di modelli che si confrontano e non tiene conto di altri due fattori importanti: lo stile di guida e il tipo di strade che si percorrono normalmente. Accelerazioni violente scaricano la batteria più velocemente e l’auto elettrica, grazie alle velocità basse e alle frequenti frenate, consuma poco in città, mentre si scarica più velocemente in autostrada, specie se si superano i 100 chilometri all’ora. I motori termici si comportano esattamente all’opposto: consumano meno in autostrada e di più in città.
Per chi va in elettrico si è ribaltato il mondo. Prima con i motori termici il prezzo del carburante variava solo di pochi centesimi tra un distributore e l’altro e il consumo dipendeva dall’auto. Oggi il consumo dell’auto è passato in secondo piano ed è diventato fondamentale a quale prezzo si è riusciti a fare rifornimento. I costi possono crescere anche tre o quattro volte. Il non plus ultra, poi, è trovarsi con le batterie a terra e, per mille ragioni, non trovare una centralina disponibile. In questo caso c’è la ricarica on demand, ovvero un piccolo furgone che arriva per darvi una carica. Il costo? Dai 15 ai 30 euro, a seconda dei tempi d’intervento, per avere una manciata di kWh, dai 5 ai 15. Diciamo 2-3 euro a kWh. Più o meno quanto si spende per guidare per qualche chilometro una Ferrari…
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