“Evidentemente noi non riteniamo, e infatti abbiamo votato contro nel Parlamento europeo, che questa sia la soluzione per migliorare l’ambiente delle nostre città e dei nostri territori”. Marco Osnato, di Fratelli d’Italia, presidente della commissione Finanze della Camera boccia così la decisione di Bruxelles di vietare dal 2035 la produzione delle cosiddette automobili endotermiche per lasciare spazio a quelle alimentate elettricamente. Un provvedimento che fa sorgere più di una preoccupazione sul futuro dell’industria dell’auto



Come giudica la decisione dell’Unione Europea di rinunciare alle auto a benzina e diesel dal 2035 in favore delle auto elettriche?

Siamo tutti a favore di una transizione ecologica, essa però non deve essere governata da un’ideologia che passa da imposizioni verticistiche che non tengono conto delle peculiarità sociali ed economiche del paese e hanno il difetto di pensare che l’inquinamento mondiale possa essere limitato partendo dalla piccola Europa. La transizione deve essere governata da una opportunità vera di miglioramento.



 Quali sono le vostre obiezioni nel merito?

In realtà è tutto da dimostrare che lo stop alle auto endotermiche, che hanno fatti passi avanti in termini di riduzione dell’inquinamento e che probabilmente ne farebbero ancora, per favorire le auto elettriche sia un miglioramento ambientale. Per tre ragioni.

Quali?

Innanzitutto perché non sappiamo ancora come verrà prodotta l’energia elettrica che dovrà soddisfare il fabbisogno dovuto all’aumento della richiesta. In secondo luogo non sappiamo come si potrà soddisfare, con le poche colonnine elettriche che ci sono adesso nelle città, tutta questa utenza. In terzo luogo perché sappiamo bene che la produzione nazionale di batterie per autotrasporto è praticamente nulla. Le batterie sono prodotte quasi tutte in Cina, dove non mi pare ci siano regolamenti di inquinamento così vincolanti. Quindi rischiamo  di sfavorire una nostra industria, che rispetta degli standard e dà occupazione, per favorire un’industria che non rispetta i nostri standard, anzi inquina di più del beneficio che noi avremmo usando le auto elettriche. E in più è una concorrenza notoriamente sleale nei confronti degli europei.



Ci sono state altre voci di dissenso a livello europeo da questo punto di vista?

Non sono parlamentare europeo e non so se ci sono stati altri rappresentanti nazionali che si sono opposti. Immagino che la Francia non sia particolarmente contenta, non so la Germania. Il tema è un altro: capire se a fronte di questa prospettiva del Parlamento europeo i governi nazionali saranno conseguenti. Credo che il nostro avrà sicuramente qualche contro-indicazione.

Su cosa potete agire?

Purtroppo o per fortuna ciò che stabilisce il Parlamento europeo non è così vincolante. Bisognerà capire come la Commissione europea e i Governi riusciranno a gestire la situazione.

Ma c’è qualche indicazione che si può già dare su come vi muoverete?

Occorrerà vedere quali saranno gli atti conseguenti, bisognerà sedersi a un tavolo e capire come strutturare una transizione ecologica anche sull’automotive. Non mi risulta che ci sia un documento così strutturato. Chiaramente esporremo le nostre indicazioni.

Volete agire nella fase operativa, di attuazione del provvedimento?

Riteniamo di sì.

Questa decisione pone il tema della sopravvivenza stessa dell’automotive italiano?

Che il sistema dell’automotive debba riconvertirsi gradualmente a politiche più ambientali senza pregiudicare, oltre all’ambiente, la sua stessa esistenza di sistema industriale e la sia capacità occupazionale, è evidente.

Cosa bisognerebbe fare almeno in linea di principio? Basterebbe dilatare i tempi?

La destra italiana è sempre stata accusata di essere dirigista e statalista; ecco, mi sembra che qui succeda il contrario, cioè che l’Europa liberale e libertaria sia dirigista mentre la destra cerchi di far governare dalla società, oltre che dal mercato, una transizione ecologica che va invogliata ma non imposta. Noi riteniamo che la società sia meglio dello Stato.

Chiederete una maggiore flessibilità vista l’importanza che l’automotive ha nell’economia italiana?

In Europa ci sono diversi Paesi che hanno un’importante settore automotive: l’Italia è sicuramente uno di questi, ma non è che la Francia, la Germania o anche la Spagna siano da meno. Andando avanti su questa strada, l’Europa rischia di farsi male da sola.

Per quanto riguarda la salvaguardia dell’occupazione c’è qualche accorgimento che si può prendere?

Sicuramente si può accompagnare la transizione con incentivi, riconversioni, leve fiscali che dovremo predisporre per tutelare una produzione che a sua volta tutela un’occupazione. Questo il Governo lo ha ben chiaro.

(Paolo Rossetti)

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