È sempre più della Cina il monopolio delle auto elettriche. La casa automobilistica Byd ha superato la statunitense Tesla nella vendita: una notizia annunciata, che anzi, secondo gli analisti è arrivata anche in ritardo sulle previsioni. L’industria cinese opera in condizioni assolutamente vantaggiose, spiega La Verità, senza eguali nel resto del mondo. L’ultimo rapporto di Jato Dynamics, “EV price gap: A divide in the global automotive industry”, fa il punto sul divario nella transizione verso l’elettrico che vede un trattamento di favore per le case automobilistiche cinesi. In primis, a favorire il mercato cinese sono i prezzi competitivi. Il Made in China ha ribaltato infatti i costi finali, che lo vedevano in una situazione di svantaggio.



Nel 2015, infatti, il prezzo medio delle auto elettriche in Cina era tra il 26% e il 37% superiore a quello dei nuovi veicoli circolanti in Europa e negli Stati Uniti. La curva poi si è invertita con un’accelerazione che ha portato nella prima metà del 2023 a un prezzo medio delle auto in Cina molto più basso rispetto all’Europa: parliamo di 31.165 euro contro i 66.864 euro dell’UE e i 68.023 euro degli Stati Uniti. Il crollo è avvenuto tra il 2017 e il 2019, quando il prezzo medio è passato da 50.000 a circa 30.000 euro a Pechino mentre in Europa si era oltre i 60.000, cifra poi scesa a 50.000 euro. L’auto elettrica più economica in Europa costa tra i 20.000 e i 25.000 euro. La nuova Twingo elettrica di Renault sarà proposta a un prezzo di partenza di poco inferiore ai 20.000 euro, spiega La Verità, mentre la versione base della Citroen e-C3 costerà 23.900 euro.



Auto elettriche, tutti i fattori a favore della Cina

Secondo il Ceo di General Motors, Mary Barra, le auto elettriche non potranno diventare di massa prima del 2030. Vendere ora a prezzi inferiori equivarrebbe al fallimento per le aziende costruttrici. È d’accordo anche il Ceo di Ford, Jim Farley, che, parlando con gli investitori ha spiegato che i veicoli elettrici costeranno più delle auto a carburante per tutto il decennio. Con l’aumento delle vendite online, i costi di distribuzione potrebbero scendere ma prima di questo, servirebbe che le batterie non fossero più monopolio della Cina. Pechino controlla gran parte delle estrazioni dei minerali fondamentali per la produzione delle batterie, come il litio o il cobalto: avrebbe in mano il 70% delle miniere di cobalto del Congo secondo S&P.



Un documento interno per i leader europei, preparato dalla presidenza spagnola dell’Unione europea, ha chiesto forti misure entro il 2030 per evitare la dipendenza dalla Cina. A Pechino, l’elettrica più economica costa l’8% in meno di quella endotermica che ha il prezzo più basso. I motori cinesi con 200-300 cavalli hanno un costo medio di 30.500 euro. Sono presenti inoltre 170 marchi, cosa che permette di soddisfare tutte le richieste dell’Europa e non soltanto. Il vantaggio cinese è rappresentato anche da altri due fattori: il costo del lavoro molto basso e sussidi governativi generosi. Il salario minimo è di 3,7 dollari ed è il più alto in Cina. C’è poi una politica di sostegno all’industria automobilistica, ricorda La Verità: tra il 2016 e il 2022 sono state distribuite sovvenzioni per un totale di 57 miliardi di dollari.