Gian Luca Pellegrini, giornalista direttore di Quattroruote, rivista specializzata in motori, sulle pagine del quotidiano La Verità ha riflettuto sulle auto elettriche, tra imposizioni europee e, soprattutto, gradimento da parte dei cittadini. Proprio sulle imposizioni europee, teme e crede che “adesso si inizieranno a capire tutte le implicazioni negative di questa transizione studiata male”, che a suo dire saranno di diverso tipo: “energetiche, occupazionali, competitive e di geopolitica“.
Sicuramente, secondo Pellegrini, sulle auto elettriche verrà prima messo in discussione il vincolo del 2035, quando “non ci sarà il taglio netto della produzione“, perché ormai è chiaro che “la transizione non sta andando alla velocità che i politici disinformati si aspettavano“. Non è bastato, infatti, imporre “lo standard futuro” affinché i cittadini rispondessero bene, ed ora è evidente che “il mercato dipende in buona sostanza dagli incentivi”. Infatti, Pellegrini spiega che la richiesta naturale (ovvero senza incentivi) delle auto elettriche, “in Germania è il 12%”, mentre mediamente in Europa “è interno al 15%” anche se si scende sempre più verso il 13, mentre “l’Italia è un’anomalia perché siamo al 3%“.
Pellegrini: “Le scelte UE sulle auto elettriche danneggiano anche i produttori”
Insomma, le auto elettriche non piacciono e, secondo Pellegrini, è ormai chiaro, ma il problema è che la data fissata dall’Europa, ha trascinato l’entusiasmo “dell’industria, che ha seguito questo approccio pensando che fosse l’occasione per rifare da zero l’intero parco circolante”. Insomma, il direttore di Quattroruote si dice certo che “se questi rimangono gli obbiettivi e questo è il percorso, quei traguardi ambientali non li raggiungeremo mai“.
Inoltre, sulle auto elettriche appresi i rischi del mercato, ora i politici europei “iniziano a ventilare un cambio di direzione”, con l’esito di danneggiare anche quelle case automobilistiche che hanno spostato la loro produzione sull’elettrico. “Spostare di sette anni il divieto”, spiega Pellegrini, “obbliga molte case ad inventarsi un nuovo prodotto” e si troveranno “in grosse difficoltà”, soprattutto a fronte di attori come “giapponesi e coreani“. Questi, infatti, oltre a produrre auto elettriche, puntano anche sugli altri tipi di motori e riusciranno ad avere “un’impronta globale a differenza dei costruttori europei che sono stati obbligati a scegliere l’elettrico”.