Riuscito il secondo intervento su Fulvio Filace, il tirocinante di 25 anni rimasto gravemente ferito nell’esplosione dell’auto-prototipo ibrida a diesel ed energia solare che è avvenuta venerdì scorso sulla tangenziale di Napoli e per la quale è morta la ricercatrice Maria Vittoria Prati. Il giovane, laureando in Ingegneria Meccanica all’Università Federico II di Napoli e tirocinante presso il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), è ricoverato al Centro Grandi Ustionati del Cardarelli di Napoli, presso la terapia intensiva guidata dal professor Romolo Villani. Sottoposto ad un primo intervento lunedì scorso, ieri è stato operato di nuovo. Come evidenziato da Fanpage, che cita fonti qualificate, l’intervento è andato bene, ma il ragazzo dovrà essere sottoposto ad altri interventi. Si tratta di operazione per la rimozione di tessuti, cui seguiranno trapianti di pelle. Sebbene sia gravemente ustionato, il giovane paziente è stabile, e i medici sono fiduciosi riguardo la sua ripresa, ma il percorso di degenza e recupero richiede tempo.



Nel frattempo, proseguono le indagini sull’auto esplosa a Napoli ed emergono nuovi particolari in merito a quanto avrebbe riferito Fulvio Filace ai soccorritori. Infatti, Fanpage riferisce che il 25enne avrebbe riferito che prima che la Volkswagen Polo esplodesse, nell’abitacolo si sarebbe diffuso un «forte odore alcolico». Un elemento da chiarire insieme alle cause dell’esplosione, che non sono ancora note. Il particolare riferito da Fulvio è ora agli atti dell’inchiesta. Bisogna capire se quell’odore proveniva da componenti dell’auto esplosa a Napoli o dalle bombole rinvenute all’interno dell’abitacolo, il cui contenuto non è stato ancora chiarito.



MAXI PERIZIA SULL’AUTO ESPLOSA A NAPOLI

A tal proposito, gli inquirenti hanno deciso di agire a ritroso. Si parte dall’innesto delle bombole che, precisa Il Mattino, pare servissero ad esaminare il potenziale impatto ambientale delle emissioni rilasciate dal prototipo. Quindi, erano un congegno funzionale al cosiddetto sistema Pems (sistema portatile di misurazione delle emissioni), obbligatorio in virtù delle recenti disposizioni normative. Ma la procura di Napoli deve sciogliere altri nodi. Dalla progettazione dell’auto alla messa in strada, fino all’applicazione del dispositivo. Per questo gli inquirenti hanno acquisito dati e informazioni al Cnr, dove lavorava la ricercatrice morta e dove aveva cominciato a muovere i primi passi Fulvio Filace.



Ma si sono recati anche nelle aziende dove l’auto è stata progettata, nell’officina-laboratorio di Biella, dove invece l’auto è stata “battezzata”. Stando alla ricostruzione fornita al Mattino, l’auto aveva percorso la strada da Biella a Napoli, quindi aveva raggiunto Salerno e Agropoli. Qualcosa è andato storto venerdì scorso, quando – a distanza di giorni – l’auto è esplosa sulla tangenziale di Napoli. Un altro aspetto decisivo di questa vicenda è l’autopsia sul corpo della ricercatrice, che sarà poi liberata per consentire i funerali. L’esame autoptico potrebbe fornire elementi importanti sull’esplosione, che al momento resta un rebus tutto da risolvere.

MARITO DELLA RICERCATRICE CNR “VOGLIO LA VERITÀ”

Attendono risposte le famiglie di Maria Vittoria Prati e Fulvio Filace. Il marito della ricercatrice del Cnr racconta al Mattino di aver appreso dell’incidente da un soccorritore che lo ha chiamato. «Non voglio puntare il dito contro nessuno ma voglio sapere la verità», dichiara Fabio Murena, che aveva conosciuto la moglie tra i banchi dell’università, al primo anno del corso di Ingegneria Chimica. Non si sbilancia con le ipotesi in merito a quanto accaduto, infatti aspetta verifiche e indagini, ma di una cosa è sicuro: «Di certo, Mavi come la chiamavamo in famiglia, non si sarebbe messa in una situazione di pericolo. Era una ricercatrice meticolosa, precisa e molto professionale. Dall’altra parte però, bisogna dire che tutte le azioni comportano un margine di rischio e questo vale ancora di più per le attività di sperimentazione».

Nonostante il dolore per la morte della moglie, che tra un anno e mezzo sarebbe andata in pensione, Fabio Murena pensa al tirocinante Fulvio, gravemente ferito, e alla sua famiglia. «Con la speranza che, almeno lui, possa riuscire a riprendersi e a superare questa terribile vicenda. Ci tengo a esprimere la mia vicinanza ai familiari del 25enne che stanno vivendo, come noi, questi giorni drammatici di dolore e attese. Spero che la situazione meno critica di Fulvio possa far si che presto ci diano buone notizie sulle sue condizioni». Ora si rincorrono pensieri e ricordi, ma resta l’amore, come quello per la figlia che hanno avuto e che oggi ha 31 anni.