Il neoeletto primo ministro inglese Keir Starmer sembra aver ripensato alla promessa elettorale di ripensare alle norme sulle auto green per riequilibrarle agli accordi presi a Parigi con gli altri leader mondiali, di fatto revocando quel ritardo di cinque anni che era stato indetto dal precedente governo di Rishi Sunak; il tutto mentre sembra intenzionato – almeno in parte – a disattendere anche le promesse fatte sul tema dei migranti e dopo tutti gli ‘scivoloni’ poco laburisti fatti nel corso di questi primissimi mesi di lavori al numero 10 di Downing Street.



Prima di arrivare alle novità sulle auto green e i migranti – infatti – è importante fare un brevissimo passo indietro per ricordare che in poche (e forse poco ponderate) scelte fatte Keir Starmer è già riuscito ad inimicarsi: la popolazione con l’ipotesi di una manovra finanziaria “pesantissima” e lo spettro di una possibili patrimoniale; la comunità Lgbt con l’annuncio del prolungamento della sospensione all’uso dei bloccanti puberali e i gestori delle (numerosissime) birrerie inglesi con l’ipotesi di proibire il fumo nelle immediate vicinanze dei loro locali.



Il ripensamento di Keir Starmer sulle auto green: “Lo stop sarà operativo solo dal 2035”

Così, tra un fallimento e l’altro Starmer sembra aver preferito una partita sulla difensiva sul tema delle auto green e dalla promessa di impedire la vendita di (citiamo) “nuove auto con motori a combustione interna” entro il 2030 – e non più il 2035 come decise l’ex primo ministro Sunak – sembra che ora a fronte dell’insistenza delle case automobilistiche e dell’intera industria abbia fatto un mezzo passo indietro permettendo – nella finestra di cinque anni – almeno la produzione e la vendita di auto ibride.



E da qui passiamo anche al tema dei migranti perché dopo aver condotto un’intera campagna elettorale a criticare la ‘deportazione’ in Ruanda promossa da Sunak, un paio di giorni fa durante un viaggio negli States parlando con alcuni giornalisti si è detto “interessato a vedere come funzioni” il piano albanese proposto da Giorgia Meloni; ipotizzando addirittura una futura collaborazione “sull’immigrazione irregolare” e sottolineando che probabilmente sarebbe stato – tra gli altri – oggetto delle discussioni nel suo viaggio italiano odierno.