L’auto esplosa a Napoli era pronta per essere immessa sul mercato. A svelare il retroscena sul tragico incidente che è costato la vita ad una ricercatrice del Cnr e di cui è stato vittima anche un tirocinante, ricoverato in gravissime condizioni, è l’ingegnere Gianfranco Rizzo, che è stato già ascoltato dalla Polizia stradale. L’auto-prototipo era in fase di sperimentazione, marchio “LifeSave“, progetto nato dall’Università di Salerno e portato avanti da un’impresa autonoma, “eProInn” con altri partner italiani e finanziamenti europei. Venerdì scorso era sulla tangenziale di Napoli, con Fulvio Filace, tirocinante di 25 anni, alla guida. Al suo fianco Maria Vittoria Prati, ricercatrice 65enne dell’Istituto Motori morta dopo quattro giorni di agonia al centro Grandi ustionati del Cardarelli.



La comunità scientifica è sconvolta, intanto la procura di Napoli prova a risolvere il giallo. Ora si procede per incendio e omicidio colposo, ma anche per lesioni gravi colpose a danni di Fulvio Filace. Da chiarire quale guasto abbia determinato l’innesco, se un’eventuale perdita di sostanze infiammabili dalle mini-bombole montate a bordo del prototipo abbia influito, o se a causare l’esplosione è stato un difetto o l’imperizia dell’allestimento complessivo.



FULVIO FILACE, TIROCINANTE GRAVE MA STABILE

Stando a quanto riportato da Repubblica, i due feriti erano ancora lucidi dopo l’esplosione dell’auto. Mentre chiedevano aiuto, hanno riferito ai soccorritori che erano lì per lavoro, poi sono finiti in bilico tra la vita e la morte. Ora gli sforzi dei sanitari sono tutti concentrati su Fulvio Filace, ancora in prognosi riservata in terapia intensiva, con il 70% di ustioni sul corpo. Ieri è stato sottoposto ad un primo intervento chirurgico complesso, coordinato dal primario Romolo Villani. «Gli sono state asportate parti del vasto tessuto necrotizzato per prepararlo, se le sue condizioni lo consentiranno, a un primo innesto di cute, in arrivo da Milano», dichiara il primario.



Tornando all’inchiesta, i punti da chiarire sono diversi per la procuratrice aggiunta Simona Di Monte e la pm Manuela Persico. Polizia stradale e vigili del fuoco hanno redatto le prime informative, che si andranno ad aggiungere alle indagini dei carabinieri. Nel frattempo, è finito sotto sequestro a Salerno un altro prototipo ibrido, una Fiat Punto, considerata molto simile all’auto Volkswagen Polo esplosa a Napoli all’improvviso quattro giorni fa.

RIZZO “HO DATO AUTO AL CNR PER I LORO TEST”

L’idea è nata come spin off nel campus di Fisciano. Il progetto dell’ingegnere Gianfranco Rizzo, ex docente dell’Università di Salerno, punta a trasformare le auto tradizionali in veicoli ibridi-solari plug-in, a costi ridotti, con un sistema ad un passo dall’essere messo sul mercato. Per il professore quanto accaduto è «incomprensibile e assurdo, oltre che tragico». Difficile darsi una spiegazione: «Su quel prototipo, su quell’auto ibrida ho fatto non so quanti chilometri, ero sicuro», afferma a Repubblica. Sentito dalla stradale, nelle prossime ore sarà sentito dal pm, così come il direttore dell’Istituto Motori, il professor Riccardo Ghirone. Rizzo e la “eProInn“, impresa di cui è amministratore, avevano formalmente affidato dieci giorni fa la Polo di “LifeSave” al Cnr.

Il progetto era finanziato dal programma europeo Life con quattro partner. Nell’ultima fase prevedeva, infatti, i test affidati all’Istituto Motori del Cnr di Napoli. «Io l’ho data al Cnr per i loro test. A quel punto loro sanno, non io, quali attrezzature hanno installato per le misurazioni, e come», aggiunge al quotidiano. Rizzo preferisce non sbilanciarsi: «Non posso dire altro, c’è l’inchiesta in corso. Pensi che eravamo all’ultimo step: il prodotto stava per essere messo sul mercato. Ma bisognerà capire che cosa è stato deciso dal Cnr di montarci a bordo». Dall’Istituto Motori escludono qualsiasi imperizia o disattenzione, anzi evidenziano «l’estrema esperienza e professionalità di una ricercatrice come Vittoria Prati».

PROF E STUDENTI DONANO SANGUE A FULVIO FILACE

Intanto la comunità della Federico II di Napoli ha dato una risposta straordinaria all’appello per donare sangue a Fulvio Filace, studente di Ingegneria Meccanica. Professori e studenti si sono recati al Cardarelli per donare il sangue. Non solo come gesto di solidarietà nei confronti del tirocinante, ma anche per aiutare a rifornire la banca del sangue dell’ospedale. L’Università, contattata da Fanpage, ha espresso la sua vicinanza alla famiglia di Fulvio, confermando che il ragazzo stava svolgendo un tirocinio curriculare per i crediti della laurea magistrale al momento dell’incidente. «Tutti speriamo che il recupero sia rapido», le parole del direttore del dipartimento.

«Pensare che a Fulvio mancavano solo poche settimane. A luglio avrebbe chiuso il suo tirocinio al Cnr, doveva completare 200 ore di tirocinio, era a poco più di 100», riferisce Fabio Corsaro, cugino del ferito, a Repubblica. «È assurdo, inaccettabile pensare che ora lui stia combattendo in una terapia intensiva solo perché diligentemente impegnato a fare quello che Università e Cnr gli chiedevano di fare. Tra l’altro, aveva appena detto a sua madre che non gli piaceva questo settore, che una volta finito si sarebbe rivolto verso qualche altra ricerca. Perché, come mai? Non lo sappiamo. Ora speriamo solo che si salvi», conclude.