Un auto popolare per le famiglie a basso reddito. Il governo Meloni potrebbe seguire la Francia, importando il modello di leasing sociale per permettere alle famiglie meno abbienti di cambiare l’auto vecchia e avere a disposizione una elettrica o con motore termico a basso impatto ambientale. La rata mensile potrebbe partire da 75 euro. In Francia è partita l’1 novembre la raccolta delle richieste, a gennaio 2023 saranno consegnate le auto acquistate dallo Stato e poi assegnate alle famiglie. “Lavori in corso” in Italia. Stando a quanto riportato da Repubblica, ci sono stati già incontri tra l’Aci, che potrebbe gestire il parco auto dato in affitto a chi rottama le auto più vecchie, e il ministero dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, così come con strutture dei ministeri delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, e dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, gestito invece da Gilberto Pichetto Fratin.
Arrivano conferme da Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci: «La prossima settimana ci sarà un altro confronto». Ritiene che si debba partire l’anno prossimo con la sperimentazione, «anche con un numero minimo di vetture. Poi lo strumento si potrà affinare». In Francia il noleggio dell’auto popolare per le famiglie a basso reddito ha un prezzo fisso di 95 euro al mese, invece in Italia si pensa ad un’altra soluzione.
AUTO POPOLARE PER FAMIGLIE CON REDDITO BASSO: COME FUNZIONA
L’ipotesi studiata dall’Aci e al vaglio dei ministeri, in Italia per l’auto popolare si dovrebbe tenere conto dell’Isee, dell’età dell’auto da rottamare e della tipologia di vettura che si andrà a prendere. Tutti elementi che, come evidenziato da Repubblica, verranno esaminati per stilare una graduatoria di assegnazioni. «L’idea è di avere rate comprese tra i 75 e i 125 euro», spiega il numero dell’Aci. Così si potrebbe riuscire a rottamare auto che appartengono a categorie da Euro 0 a Euro 3. La platea è di oltre 10 milioni di veicoli, quindi il 27% del totale delle auto circolanti, che sono oltre 40 milioni. Angelo Sticchi Damiani fa notare che «abbiamo il parco auto più vecchio d’Europa, vuol dire che gli incentivi non servono».
Infatti, i soldi stanziati negli anni spesso sono serviti a cambiare le auto più recenti, non quelle più vecchie. Visto che avanzano oltre 300 milioni di euro dall’ecobonus 2023 e ci sono altri 120 milioni rimasti dal 2022, così come 100 dal capitolo ibride plug-in, per Sticchi Damiani, «parte di questi soldi possono essere impegnati per il leasing sociale con un beneficio per le famiglie, per l’ambiente e per l’industria». Quel che conta per il presidente dell’Aci è partite: «Grazie al ricambio di vetture e alla vendita di quelle usare il meccanismo si potrà alimentare in modo virtuoso».