Non ce l’ha fatta Maria Vittoria Prati, 66 anni, la ricercatrice del Cnr rimasta coinvolta venerdì scorso nell’esplosione di un prototipo sulla tangenziale di Napoli. Un’auto sperimentale della società eProInn, spin-off dell’Università di Salerno, finanziata dal progetto europeo Life-Save, che doveva servire a studiare la possibilità di abbinare un motore elettrico con batterie alimentate da pannelli solari su vetture con un propulsore termico. Con lei sull’auto c’era anche un laureando e tirocinante del Cnr, Fulvio Filace, 25 anni, che è stato ricoverato in ospedale per le ustioni riportate. Ora si tratta di capire quali sono state le cause dell’incendio. Il tema della sicurezza in auto riguarda tutti i tipi di macchine, a maggior ragione quelle di più nuova concezione, ancora di più quelle sperimentali. “A volte – spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale e specializzato nell’automotive – è successo che anche le auto elettriche abbiano preso fuoco e ci siano state fughe termiche dalle batterie. Bisogna far procedere di pari passo sostenibilità e sicurezza”.



Incidenti di questo genere ce n’erano già stati?

Sì. A denunciarli per primi un sito, sicurauto.it. Quando avevano lanciano l’allarme le loro notizie erano state qualificate come fake news, invece il pericolo poi si è rivelato reale. Oltre al caso di Napoli è successo un episodio a Treviso. Ci sono dei casi in cui le automobili alimentate a batteria possono prendere fuoco. Qui il problema è anche lo spegnimento. Mi sembra di aver capito che i vigili del fuoco tendano a farle spegnere da sole, perché si tratta di incendi diversi rispetto a quelli delle macchine tradizionali, durano di più. Se succede in un posto chiuso come un garage la situazione si fa più seria.



Si hanno notizie anche di altre situazioni pericolose?

C’era stato anche il caso di una cosiddetta fuga termica dalla batteria, il gas aveva saturato l’abitacolo, tanto che poi probabilmente per una scintilla si era verificata un’esplosione ed erano partiti dei “dardi di fuoco” dalla batteria colpendo macchine vicine. Era notte e non ci sono state altre conseguenze. Il problema esiste nelle macchine termiche come in quelle elettriche. Bisogna appurare bene le cause intervenendo poi rapidamente. Qualche tempo fa, non in Italia, si parlava di vietare il parcheggio delle auto elettriche nei sotterranei, proprio per le difficoltà in più a spegnere un eventuale incendio.



Nel caso di Napoli l’auto era alimentata a pannelli solari e c’erano due bombole il cui contenuto deve essere ancora accertato. Le ragioni sono ancora tutte da definire?

Era una macchina sperimentale. La ricercatrice del Cnr rimasta vittima non era l’ultima arrivata. Forse è stato sottovalutato il pericolo. Comunque questo caso probabilmente farà scuola per evitare che ne succedano altri. Bisogna andare a studiare bene il problema per capire le cause dell’incidente.

Qual è il problema di fondo e il giusto approccio?

Sicurezza e sostenibilità devono andare parallelamente. Non si può lasciar perdere l’una o l’altra. Entrambe sono fondamentali: la prima per avere un ambiente migliore, la seconda per evitare inconvenienti che possono costare la vita a qualcuno. Un tema che va approfondito. Tra l’altro andando a visitare stabilimenti in cui si montano batterie su veicoli commerciali elettrici il personale è attrezzato e abbigliato in modo da non rischiare di prendere una scarica di corrente. Le persone che lavorano in questi reparti devono essere formate in questo senso. Succede anche per altre produzioni, però in questo caso vanno prese delle precauzioni. Non bisogna sottovalutare il pericolo.

Il problema della sicurezza c’è anche per le auto a motore endotermico, anche se lì la conoscenza delle vetture è migliore. Nel caso delle auto elettriche invece bisogna definire meglio la situazione?

Le macchine nuove a Gpl hanno bombole diverse dalle prime che sono uscite, però ci sono ancora dei garage che ne impediscono l’accesso per questioni di sicurezza. Prima di lanciare delle novità bisogna accertarsi che tutto funzioni al meglio. Certo, questo non capita solo per le automobili.

Qual è il fatto nuovo che contraddistingue l’incidente di mortale di Napoli?

Qui l’elemento nuovo sono i pannelli solari e le bombole di cui, da quello che si legge, non sappiamo il contenuto. Non si possono dare giudizi a questo punto, occorre approfondire. Forse, senza voler suggerire a esperti del settore cosa fare, si potrebbe pensare a sperimentazioni con vetture a guida autonoma, che vanno da sole, macchine robot, usandole in un percorso chiuso. Senza metterci una persona a bordo. Il buon senso deve sempre prevalere. Leggevo che ci sono in giro molte macchine elettriche usate, bisogna vedere perché sono state abbandonate dai proprietari. Se sono usate avranno batterie piuttosto datate, prima di metterle in vendita andrebbero verificate.

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