Il primo gennaio del 2024 scatterà lo stop alla circolazione degli autobus Euro 2, ovvero immatricolati a partire dal 1997 nel caso siano a benzina, o dal 1996 se sono diesel. Una norma, ovviamente, fine a ridurre l’impatto climatico della circolazione motorizzata e che segue un po’ la falsa riga dello stop agli Euro 4 che doveva entrare in vigore in Piemonte e alla criticata Area B istituita a Milano.



Gli autobus Euro 2 che ancora circolano in Italia, riferiscono diverse sigle sindacali del settore, sono circa 1.500 totali. In altri termini, servono il 4,5% delle tratte totali effettuate sul territorio italiano, con picchi fino al 10% in alcune regioni, e che rappresentano circa 70 milioni di chilometri di corse annuali. A livello di emissioni, invece, ognuno di quei mezzi produce circa 1 grammo di Co2 a km e 0,55 grammi di Nox (ossidi di azoto), rispetto agli 0,5 g/km di Co2 e agli 0,5 g/km di Nox dei mezzi Euro 3. Inoltre, lo stop agli autobus Euro 2 sarebbe già dovuta entrare in vigore a gennaio 2023, ma è saltata grazie ad un rinvio inserito nel decreto Milleproroghe.



Sindacati: “Stop agli autobus Euro 2 non ha nessun senso”

Ovviamente, tornata in auge la questione dello stop agli autobus Euro 2 (evidentemente ignorata per tutto l’anno, salvo ricordarla a metà dicembre) si è sollevato il grido allarmato della maggior parte dei sindacati di categoria. In particolare, secondo Anav-Asstra (rispettivamente Confindustria e Confservizi) serve un’immediata deroga, senza la quale dal primo gennaio non si potranno più servire quei 70 milioni di km.

Nicola Biscotti, parlando dello stop agli autobus Euro 2 ha sottolineato come l’impronta abientale di quei 1.500 veicoli sia “sostanzialmente irrilevante, mentre è in grado di ridurre dell’1,7% le emissioni complessive perché chi li usa non utilizza l’auto privata. Il divieto di circolazione”, spiega, “non ha senso dal punto di vista ambientale“. Controsenso rispetto allo stop per i bus, evidenzia ancora Biscotti, è il fatto che mentre gli autobus Euro 2 non potranno più circolare, c’è ancora “un’elevatissima diffusione di vetture e veicoli commerciali” immatricolati nello stesso periodo, “non inferiore a qualche milione di unità”.