Entrati ormai pienamente nella fase 2 dell’emergenza coronavirus, pur con le novità delle visite ai parenti e fidanzati, l’autocertificazione per gli spostamenti non ha ancora abbandonato le vite degli italiani: almeno fino al prossimo 18 maggio resta necessario, per gli unici 4 motivi validi e consentiti dell’uscita dalla propria abitazione, il modulo stampabile nelle ultime due versioni dell’autocertificazione fase 2 (oltre a quella pubblicata il 3 maggio scorso si può infatti anche susare anche il precedente modello barrando le voci non più attuali). Comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazione di necessità, motivi di salute: restano questi motivi per cui è lecito spostarsi secondo l’ultimo DPCM 26 aprile. Nelle FAQ che il Governo ha compilato lo scorso weekend è poi chiarito meglio la questione dei congiunti (quando e chi si può andare a visitare), le passeggiate, le uscite in bicicletta e la possibilità di uscire anche senza autocertificazione (viene fornita dal personale delle forze dell’ordine nel momento del controllo senza alcuna multa o sanzione).



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AUTOCERTIFICAZIONE “PER SEMPRE”: ECCO PERCHÈ

Dopo i primi tre giorni di piena fase 2 questa mattina il Sottosegretario al Ministero dell’Interno Achille Variati (PD) ha fatto il punto della situazione durante l’intervista alla trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. Qui arriva la novità forse più sostanziosa che ancora, fino a questo punto, non era emersa né nel DPCM, né nelle FAQ e neanche nelle interviste di Conte o nell’ultima circolare del Viminale: va posta molta attenzione a quello che viene scritto nell’autodichiarazione visto che «tutte le autocertificazioni raccolte non è che saranno buttate in un falò: potranno essere oggetto di controlli successivi. Dichiarazioni mendaci possono andare nel penale». Un modulo che quindi rischia di divenire “eterno” e con potenziali ripercussioni anche, paradossalmente, una volta finita l’emergenza coronavirus.



«Se dovessimo tornare indietro al meccanismo delle chiusure sarebbe un disastro, l’economia andrebbe talmente in ginocchio che sarebbe quasi impossibile rialzarsi. Sulle riaperture, siccome i territori italiani non sono tutti uguali, ai decreti nazionali dovranno accompagnarsi presto aperture differenziate a livello del Paese, decise dalle regioni e consentite dal governo. Nei territori dove l’epidemia è sotto controllo, tutto quello che si può aprire, con ragionevole sicurezza, va aperto, anche prima delle date previste», spiega e conclude Vailati guardando alle prossime settimane di fase 2.