«Qualche lobby mi sta facendo capire che non è tanto gradito quello che sto facendo». Così Roberto Calderoli rivela le ombre dietro non solo alla riforma dell’Autonomia a cui sta lavorando da mesi. La telefonata del ministro leghista con La Stampa si apre però con un tema non direttamente legato con l’autonomia, ma che è diventato un suo pallino da quando è al governo. «La mappatura di come in passato sono state spese le risorse che lo Stato ha erogato, territorio per territorio, funzione per funzione». Si tratta di una «radiografia» che servirà ad accertare la malagestione dovuta al centralismo, smontando definitivamente «la balla che al Sud arrivino meno soldi rispetto al Nord». Calderoli ha annunciato che la mappatura è quasi pronta e assicura che la finirà. Poi la voce si fa più incerta: «…se non mi uccidono prima». Quindi, un breve silenzio, come se il ministro fosse pentito di averne parlato.
Roberto Calderoli non parla apertamente di minacce: «Qualcuno mi ha fatto capire di non apprezzare il lavoro di approfondimento che sto facendo». Tra i suoi “nemici” c’è una frangia della pubblica amministrazione, ma non è lì che risiedono i suoi tumori: «Se un funzionario di qualunque rango mi avesse minacciato, sarei andato il giorno dopo in procura», spiega Calderoli a La Stampa. A questo punto tira fuori l’affermazione sulle lobby. Non minacce aperte, ma metodi sottili per lasciare intendere la propria contrarietà all’idea che si concluda la perizia sull’uso delle risorse statali in passate, «chiedendomi se sono sicuro che mi convenga andare avanti, facendomi capire che forse è meglio se mi fermo».
CALDEROLI “DUBBI SU LEP SUPERATI DA MODIFICHE”
Una “premura” inaspettata e strana, la cui origine è chiara a Roberto Calderoli. «Non solo i cittadini chiederebbero conto a chi li ha governati di come è stato possibile gestire in questo modo i loro soldi finora, ma soprattutto – sottolinea a La Stampa – se una procura dovesse prendere in mano quelle carte quando la revisione sarà terminata, c’è chi passerebbe qualche notte insonne». La mappatura dal punto di vista politico è importante per l’Autonomia, in quanto dimostrerebbe che il centralismo è un buco nero nella gestione delle risorse statali, senza offrire trasparenza né efficienza, e che il divario tra Sud e Nord è dovuto a queste mancanze, non a meno risorse elargite da Roma.
«Ad esempio, sull’istruzione, che è statale, il Sud riceve di più rispetto al Nord, poi però si fanno le prove Invalsi e si scopre che nel Mezzogiorno sono indietro di due anni. Vuol dire che i soldi sono stati usati in maniera distorta, e allora è un reato penale, oppure non sono stati usati, che per me equivale a un reato politico». Riguardo i dubbi sulle possibili distorsioni che la legge sull’autonomia avrebbe potuto causare nel finanziamento dei Lep (Livelli essenziali di prestazioni), sono superati perché ci sono gli emendamenti correttivi. Infatti, per Calderoli, tramite le modifiche al testo, il pericolo di distorsioni «si risolve stabilendo una percentuale della compartecipazione tra Stato e Regioni, mentre una commissione verificherà anno per anno che la spesa resti allineata. E, in caso contrario, si correggerà la traiettoria con un decreto del ministero dell’Economia».