La lettera con cui Giuliano Amato e gli altri tre saggi del Comitato per i Lep hanno annunciato le loro dimissioni non è affatto piaciuta al ministro Roberto Calderoli, perché la strada per l’autonomia differenziata si complica, e non poco. «Potevano dirmelo in faccia, dato che ci siamo visti a un seminario dieci giorni fa», dichiara imbufalito il ministro per gli Affari Regionali e Autonomie nell’intervista rilasciata a La Stampa. Per i quattro saggi è sbagliata la procedura, non ha senso partire dai Livelli essenziali di prestazione se prima non si definisce tutto il quadro, quindi i Lep che restano allo Stato e quelli dei Comuni. Nel merito, Calderoli è d’accordo, ma osserva: «Quando Amato, Bassanini, Pajno e Gallo me ne hanno parlato, avevamo concordato che definire i Lep dello Stato e degli enti territoriali non può essere pregiudizievole del resto».



La legge gli impone di definire i Lep nelle 23 materie potenzialmente toccate dall’autonomia differenziata. «Se ora me li definiscono pregiudiziali, significa intanto che hanno cambiato idea e poi che mi bloccano tutto. Non è più l’approccio costruttivo che finora ho apprezzato. Quanto al dubbio sul percorso, lo conoscevano bene fin dall’inizio visto che io lo avevo descritto nella lettera di incarico che mi hanno controfirmato». In realtà, i quattro ne avevano parlato nel paper del centro studi Astrid che serve una valutazione complessiva prima di passare a quelli delle 23 materie, ma per Calderoli c’è un disegno politico: «Diciamo che forse non è un caso che siano tutti e quattro, come area, intellettuali di sinistra. Qualcosa mi fa pensare a pressioni politiche».



AUTONOMIA DIFFERENZATA, CALDEROLI “SINISTRA CERCA SCONTRO POLITICO”

Roberto Calderoli tira in ballo la sinistra: «Noi vogliamo riformare lo Stato. Il Pd invece lo sta trasformando in uno scontro politico». A tal proposito, a La Stampa ricorda che il 2 marzo c’è stato il voto negativo di quattro Regioni guidate dalla sinistra, ma almeno tre di queste volevano la riforma fino al giorno prima. «Mi risulta però che sia arrivato l’ordine del segretario del partito». Calderoli parla di un «ordine di scuderia» arrivato da Elly Schlein. Comunque, il ministro tira dritto sull’autonomia differenziata. «Quattro professori si sono dimessi, ce ne faremo una ragione. Restano all’opera cinquantotto tra le migliori intelligenze del Paese». Il ministro non ci sta neppure a sentir parlare che la riforma avvantaggia chi è già ricco, sfavorendo chi è dietro.



«È una ca**ata. Con il mio ddl noi facciamo esattamente l’operazione opposta. Perché per la prima volta dopo ventidue anni ci accingiamo a definire che cosa sono i Lep, quali sono i diritti civili e sociali da garantire, attraverso quali forme, poi fissiamo un’asticella che è il “livello essenziale” da garantire ad ogni cittadino, del Sud o del Nord. E a quel punto, fissiamo anche i prezzi standard», aggiunge il ministro. Al contrario di quanto si crede, si va incontro alle Regioni svantaggiate, perché si adeguano i fabbisogni ai costi standard. Calderoli al momento non è in grado di indicare qual è la prestazione più carente, ma è ottimista: «Credo che nel giro di una settimana avrò le risposte su quali sono le materie da definire per legge, riferibili ai diritti sociali e politici. Nella seconda metà dell’anno sapremo i costi standard».