AUTONOMIA DIFFERENZIATA, CALDEROLI FISSA I TEMPI
Il via libera effettivo alla riforma sull’Autonomia differenziata dovrebbe arrivare ad inizio 2024: lo spiega oggi a “La Stampa” il Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomia, Roberto Calderoli. Il leghista ideatore del testo già approvato dal CdM spiega nell’intervista come le polemiche e le contestazioni di questi giorni vanno affrontati continuando a lavorare per migliorare anche in Parlamento il testo della riforma, senza per questo facendosi fermare dagli attacchi di chi non vorrebbe mai veder nascere un confronto virtuoso a vantaggio del cittadino tra le competenze di Stato e Regioni.
Dopo aver superato l’opposizione degli altri Ministri e la burocrazia, Calderoli si trova ora alle prese con i rischi e le “trappole” in Parlamento: «sono stato prima in audizione nella sesta commissione, poi due volte nella quinta, ho avuto un question time, poi una mozione da affrontare: si vede che cercano di attentare alla mia resistenza fisica, ma io non mi fermo», racconta il Ministro con delega sulle autonomie. Calderoli accetta le critiche e le richieste di miglioramento della riforma se l’obiettivo resta il migliore effettivamente la legge: «sono disposto ad ascoltare tutto e tutti. È una riforma profonda, va maturata nei tempi giusti, senza accelerazioni e senza stop». Gli allarmismi dettati dalla Lega in Parlamento sulla possibilità che l’ostruzionismo di Pd e M5s possa far slittare l’esame della legge a settembre non vengono pienamente “compresi” dal Ministro: «La commissione Bilancio del Senato, la settimana prossima, darà i pareri su 9 dei 10 articoli del disegno di legge e allora si potranno votare gli emendamenti». Il leghista smentisce anche la narrazione secondo cui ci saranno 5 settimane di ferie per il Senato, «Io voglio iniziare a votare gli emendamenti dalla prossima settimana. Non c’è nessuno stop, non ci sono cinque settimane di ferie, la realtà sarà diversa». I tempi fissati da Calderoli sono netti: si potrebbe già portare al via libera a fine 2023 ma, chiarisce il Ministro, «avendo una certa sensibilità parlamentare prevedo l’inizio del 2024».
LEP E POLEMICHE, CALDEROLI: “MI FACCIO UNA RISATA, BASTA BENALTRISMO”
Sono state fatte finora 60 audizioni, 50 interventi in discussione generale, 2 settimane di discussione degli emendamenti, e il percorso andrà avanti in questi giorni e nei mesi “caldi” della Manovra di Bilancio: «Non escludo che la Camera apporti modifiche al testo che sarà approvato in Senato. Forse servirà un passaggio in più», ammette Calderoli in merito al possibile “ostruzionismo” delle opposizioni. Il Ministro degli Affari Regionali prova a far capire nel dettaglio da dove nasca l’esigenza di una riforma che non tutti i cittadini vedono come “essenziale”: «il centrosinistra, nel 2001, ha scritto una riforma costituzionale avendo bevuto troppo. Mi spiego: la possibilità che vengano trasferite in modo esclusivo le norme generali sull’istruzione a una Regione, come previsto dal centrosinistra, è una follia. Anche il ministro Valditara era preoccupato. È quindi giusto mettere qualche norma di cautela».
Calderoli ha infatti accettato di buon grado l’emendamento FdI che dia al Premier il potere di limitare l’oggetto del negoziato Stato-Regioni ad alcune materie: «Vogliamo che le materie vengano discusse una per una nel negoziato tra governo e regione e ci riserviamo la possibilità di limitare alcune materie. Le Regioni sono libere di chiedere tutte le materie che vogliono, ma spetterà poi a governo e al Parlamento decidere quali e come trasferirle». In merito alle richieste di garanzia sui Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni che dovranno essere garantite) partorite dalle opposizioni – e dopo le recenti dimissioni di 4 “saggi’ del Comitato per l’Individuazione dei Lep (Giuliano Amato, Franco Gallo Alessandro Pajno, Franco Bassanini) – Calderoli non utilizza giri di parole: la sinistra chiede garanzia per definire diritti civili e sociali «uguali per tutti», con il Ministro che replica «Mi faccio una bella risata. Già ho capito come funziona, facevano lo stesso al tempo del federalismo fiscale: il loro è benaltrismo puro e io non gli vado dietro». Chiosa sul rapporto tra politica e burocrazia con la consueta schiettezza: «Dopo 30 anni in Parlamento so come confrontarmi e quali anticorpi creare rispetto alla burocrazia di Stato, che credo sia la cosa più odiata al mondo. Diamo un’idea di trasparenza, buona gestione, secondo il principio della sussidiarietà. Anche i burocrati, di fronte a questo, dovranno arrendersi».