Pare proprio che nella CEI, soprattutto da parte di alcuni vescovi del Sud, non ci sia del tutto – o per niente – un accordo sulla proposta dell’autonomia differenziata.
Qualche vescovo teme l’abbandono del Sud da parte dello Stato ai suoi atavici problemi. Qualcun altro, magari sottovoce, pensa che sia ora che “quelli là” la finiscano di aggrapparsi a un assistenzialismo che succhia risorse anche alle casse della Chiesa. Va bene, cari vescovi, fatevela fuori tra di voi, senza dimenticare che da sempre, qualunque governo ci sia stato, è stato sempre – e giustamente – compito della Chiesa richiamare le forze del Paese al massimo dell’unità possibile.
Ora, proprio l’accentuarsi del bipolarismo rischia di mettere fuori gioco, davanti all’opinione pubblica, non solo la Chiesa – che non ha mai pensato di identificarsi con una parte politica –, ma anche tutti coloro, di destra, di sinistra, di centro, che pretendono, giustamente, di non essere d’accordo con la parte politica che pure hanno votato. E questo disaccordo, che sarebbe assolutamente compatibile con una vera democrazia, è sempre più difficile sostenerlo. In altre parole, se sei di sinistra sembra che sia impossibile criticare l’attuale gestione della legge sull’aborto. Se sei di destra, rischi di essere emarginato se inviti a discutere sullo “ius scholae” in alternativa allo “ius soli”. Se sei di centro… forse non sai nemmeno tu che cosa significhi essere di centro, a meno che tu sia di centrodestra o di centrosinistra.
È vero che c’è la necessità di governare il Paese senza dover ricorrere a un referendum su ogni questione. Forse però è anche vero che su alcune questioni di fondo, che toccano la struttura della società civile, forse vale la pena di chiedere almeno un parere ai cittadini, che non sia quello, non sempre attendibile, dei sondaggi di opinione.
O forse basterebbe coinvolgere, prima di fare certe leggi, le forze sociali, cercando un compromesso possibile tra chi ha il diritto di essere maggioranza e chi ha quello di fare l’opposizione, senza la pretesa di governare.
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