Due ex presidenti della Corte costituzionale come Giuliano Amato e Franco Gallo, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini aprono una crepa importante nel Comitato tecnico che deve costruire l’infrastruttura fondamentale dell’autonomia differenziata. Lo fanno lasciando la commissione Cassese in polemica sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. «Siamo costretti a prendere atto che non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del Comitato» per l’individuazione dei Lep, scrivono nella lettera inviata al ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli e al presidente del comitato, Sabino Cassese. La decisione è stata presa dopo un lungo confronto sulla riforma dell’autonomia.



La questione non è solo tecnica, ma anche politica, perché riguarda il costo dei Livelli essenziali delle prestazioni, gli standard minimi di servizio pubblico che sono indispensabili per garantire i diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione. Il timore è che l’attuazione dell’autonomia differenziata allarghi ulteriormente le distanze tra le Regioni più ricche e quelle più povere. Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, che ha anticipato la lettera, ritengono impensabile che la definizione puntuale dei Lep possa arrivare ad avere costi imponenti, che andrebbero coperti in maniera coerente «con gli obiettivi programmati di finanza pubblica», quindi senza creare nuovo deficit ma attraverso aumenti di entrate o tagli di spesa.



AUTONOMIA DIFFERENZIATA, I PROBLEMI IRRISOLTI SECONDO I DIMISSIONARI

I quattro dimissionari scrivono che in un contesto di questo tipo «restano irrisolti alcuni problemi di fondo». Inoltre, sottolineano che c’è una «evidente contraddizione fra il comma 791 della legge di bilancio per il 2023 e alcune disposizioni successive». Come sottolineato dal Sole 24 Ore, la prima norma richiama l’obiettivo del «pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni», pertanto fissano la condizione preventiva della determinazione dei Lep da garantire in tutto il Paese. Secondo i dimissionari del Comitato Lep, questa impostazione è coerente con la Costituzione. Invece, le norme successive non indicano la necessità di formare il complesso di Lep prima di avviare il trasloco delle funzioni. Il rischio è che i servizi lasciati per ultimi restino senza risorse, perché già assorbite dalle funzioni quantificate prima.



Un altro aspetto rilevante è che l’architettura degli standard andrebbe elaborata col ruolo centrale del Parlamento, che invece è lasciato ai margini. Quindi, Amato, Bassanini, Gallo e Pajno hanno proposto correttivi alla legge Calderoli, che sarebbero stati però respinti sia dal ministro sia dal presidente del comitato. Da qui la decisione di procedere con le dimissioni che, però, precisano i quattro «non sono un atto ostile all’idea di autonomia differenziata, perché restiamo pienamente consapevoli dell’importanza che avrebbe per il Paese una completa e corretta attuazione» delle previsioni costituzionali. Nascono invece dalle scelte fatte e dalla domanda chiave sulle risorse.