LA COMMISSIONE ALLA CAMERA VOTERÀ IL DDL AUTONOMIA ENTRO SABATO 27 APRILE: TIENE L’ACCORDO DELLA MAGGIORANZA
La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha deciso che si arriverà al voto finale del ddl Autonomia differenziata entro sabato 27 aprile, rispettando così l’accordo di maggioranza chiuso nel Governo Meloni su spinta forte della Lega, “sponsor” principale della riforma storica sugli enti locali. Come riportano le fonti dirette di Askanews, la Commissione Affari inizierà a votare da martedì 23 aprile gli emendamenti presentati dalle opposizioni al disegno di legge Calderoli sull’Autonomia, ricordiamo già approvato con testo modificato al Senato. Dopo le schermaglie degli scorsi giorni sul possibile slittamento dei lavori, la Lega aveva fatto scudo sul Ddl Autonomia sottolineando che l’accordo prevedeva l’inizio dell’iter parlamentare alla Camera entro fine aprile e così avverrà dopo le decisioni della Commissione.
La conclusione però dell’esame con voto sul mandati ai relatori si avrà appunto entro il 27 aprile, con l’approdo in aula alla Camera previsto dunque per lunedì 29 aprile: lo ha stabilito l’ufficio di presidenza della commissione riunitosi oggi a Montecitorio. Per poter giungere al voto sui singoli emendamenti le riunioni sono state convocate venerdì 26 aprile e con probabile prosecuzione serale fino alle 18 di sabato. Secondo il calendario fissato dalla Commissione, l’iter verso l’arrivo in Aula procede da domani a sabato «dando mandato ai relatori compreso. Rispettando questa tempistica sarebbe possibile quindi l’approdo in aula del provvedimento già lunedì 29», riporta il calendario pubblicato da Askanews.
SINDACI PD CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: LA “RISPOSTA” DELLA PREMIER MELONI
Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Nazario Pagano (Forza Italia), ha già fatto sapere dell’intenzione di organizzare i lavori con “contingentamento dei tempi” vista la scansione temporale definita. Immediata la protesta delle opposizioni che lamentano contro il Governo di voler accelerare sul ddl Autonomia differenziata per arrivare al voto prima delle Elezioni Europee di giugno: protestano per la «compressione dei tempi d’esame di un provvedimento così complesso».
Mentre si appresta lo scontro parlamentare sui contenuti del testo emendato dal Senato sul ddl Calderoli, la distanza fra i vari partiti politici resta forte: negli scorsi giorni è giunto un comune appello dei sindaci Pd di Milano, Napoli, Bari, Roma che contestano la “mission” dell’Autonomia differenziata. Secondo i vari Beppe Sala, Gaetano Manfredi, Antonio De Caro e Roberto Gualtieri, «L’autonomia differenziata non può essere argomento di battaglia elettorale, la responsabilità è di tutti, altrimenti chi paga il prezzo sono i cittadini». Secondo il sindaco uscente di Bari, già candidato alle Europee nelle file del Pd, la Premier Meloni ha spiegato che l’autonomia «è un’opportunità per il sud e che serve a responsabilizzare la classe dirigente, io non ho bisogno di essere responsabilizzato, la mia città è cresciuta, è diventata una città turistica. Io ho bisogno di risorse non di essere responsabilizzato. Dal punto di vista organizzativo e gestionale sono poi terrorizzato, 500 attività verranno gestite in maniera diversa da regione a regione».
Una risposta “indiretta” l’ha posta la stessa Meloni intervenendo dal palco di Potenza in chiusura della campagna elettorale per le Regionali Basilicata 2024: dopo aver spiegato in precedenza di non voler minimamente “forzare” il Parlamento con i tempi per le votazioni, la Premier rileva come il presupposto dell’Autonomia differenziata «è l’individuazione dei Lep. Non si toglie alle regioni per dare ad altri, si dà la responsabilizzazione della classe dirigente. Non mi sorprende che coloro che si scagliano contro l’autonomia sono quelli che hanno i peggiori parametri. Altro che abbandonare il Sud, ha sbagliato interlocutore chi lo dice. Io credo in un Sud che vuole dimostrare il suo valore». Per la Presidente del Consiglio, va rifiutata l’idea di un Sud Italia che chiede solo assistenzialismo: «Io penso che ci sono due modi di combattere il divario del Mezzogiorno: c’è il metodo del reddito di cittadinanza e c’è il metodo delle infrastrutture di cittadinanza».