Con oltre due milioni di italiani attualmente positivi al Covid, conoscere le regole della quarantena è fondamentale, soprattutto perché il decreto del 30 dicembre ha introdotto l’autosorveglianza e viene fatta una distinzione tra le persone vaccinate o guarite da meno di 120 giorni o che hanno ricevuto la terza dose (booster) e chi invece è vaccinato o guarito per un periodo superiore ai 120 giorni. Nel primo caso non c’è la quarantena, nella quale si deve restare a casa e poi sottoporsi ad un test che deve risultare negativo per uscirne, ma scatta l’autosorveglianza. Chi deve seguirla, perché ha avuto un contatto stretto con un positivo, non è obbligato a restare a casa, ma può uscire e condurre la sua vita normale, rispettando però alcune precauzioni.



COSA SI PUÒ FARE DURANTE AUTOSORVEGLIANZA

In base a quanto precisato dalla circolare del ministero della Salute, per i 5 giorni successivi al contatto stretto con un positivo bisogna fare una autodiagnosi del proprio stato di salute. Se però compaiono sintomi riconducibili al Covid, anche un raffreddore, bisogna sottoporsi a un test e se questi continuano ripeterlo il quinto giorno dopo l’ultimo contatto con la persona positiva al Covid. Inoltre, nei 10 giorni successivi al contatto stretto la persona deve indossare una mascherina FFP2, che è più protettiva di quella chirurgica. Per la precisione, fino all’undicesimo giorno dall’ultimo contatto e deve sottoporsi a un test (molecolare o rapido antigenico) solo se presenta dei sintomi. Ciò vale anche per le persone che convivono con chi ha il Covid, sempre che abbiano ricevuto il booster o siano vaccinati-guariti da meno di 120 giorni.



QUALI SONO I CONTATTI STRETTI

Quali sono i contatti stretti? Si definisce tale una persona che convive con un positivo al Covid; chi ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di Covid (anche una stretta di mano, il contatto non deve essere necessariamente prolungato); chi ha avuto un contatto diretto e non protetto con secrezioni di un caso di Covid (chi ha toccato il fazzoletto usato di un amico o conoscente); chi ha avuto un contatto diretto a una distanza minore di 2 metri e per almeno 15 minuti (restando per esempio faccia a faccia col contagiato); chi si è trovato in un ambiente chiuso, senza mascherine, con qualcuno risultato poi positivo al Covid (sala congressi, sala d’attesa di un ambulatorio ecc); operatore sanitario, medico o altra persona che fornisce assistenza diretta a un caso di Covid-19, ma anche personale di laboratorio che manipola i campioni di un caso di Covid (come chi lavora sui tamponi molecolari) senza usare mascherine e dispositivi di protezione necessari o che ha lavorato con dispositivi di protezioni non idonei (danneggiati o già usati); chi ha fatto un viaggio in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto a due posti di distanza da chi è poi risultato positivo al Covid, ma anche personale addetto al controllo della sezione del mezzo dove il caso di Covid era seduto. Ma va tenuto conto del fatto che alcune persone che non rientrano nella casistica elencata possono essere considerate comunque contatti a rischio in base a una valutazione degli operatori sanitari.

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