Ieri sera Atlantia, dopo un Consiglio di amministrazione, ha emesso un comunicato in cui avverte che “si rilevano concrete difficoltà nel proseguimento positivo delle trattative” con il Governo italiano non solo per la “definizione di meccanismi volti alla determinazione di un valore di mercato di Autostrade per l’Italia, ma anche per effetto di richieste avanzate da parte di Cdp su ulteriori impegni al di fuori di quanto rappresentato nella lettera del 14 luglio 2020”.



Per questo la società ha deliberato la possibilità di procedere alla vendita tramite un processo competitivo internazionale dell’intera quota dell’88% in Autostrade per l’Italia.

Il comunicato stampa emesso dal Governo italiano dopo un consiglio dei ministri finito alle 5:30 della mattina aveva lasciato in sospeso molti “dettagli” in assenza di qualsiasi comunicato ufficiale di Atlantia sul destino della sua partecipata più importante. Il comunicato non solo non definiva la nuova concessione, ma non specificava in nessun modo il prezzo. Le valutazioni della società apparse il giorno dopo sui giornali, tra i 6 e gli 8 miliardi di euro prima dell’aumento di capitale che avrebbe portato Cdp al 33%, nelle ultime settimane sono state riviste al rialzo anche grazie alle proteste di investitori internazionali.



La questione vera dopo il comunicato stampa di ieri è questa: come mai Atlantia dopo due anni di trattative decide solo ora di “esplorare” il mercato per una vendita di tutta la quota? Perché solo ora può pensare di “quotare” la società? Queste due ipotesi erano impensabili fino a un mese fa perché sulla società pendeva la spada di Damocle della revoca della concessione e di una battaglia legale che andava al cuore della società. A queste condizioni la società era invendibile.

Il Governo italiano dopo il Consiglio dei ministri del 14 luglio ha nei fatti fissato un prezzo minimo che ha permesso ad Atlantia di esplorare gli scenari alternativi con più tranquillità. Non solo, il Governo italiano archiviando per sempre l’opzione della revoca ha trasformato Autostrade per l’Italia in una società normale e quindi vendibile. L’opzione della revoca era l’unica arma negoziale dell’esecutivo; un’arma che è stata usata malissimo perché è stata abbassata senza che prima venisse blindato un accordo. Oggi l’accordo non c’è, ma in compenso il Governo italiano ha rinunciato alla revoca e quindi Atlantia proverà a monetizzare incassando il massimo possibile oppure quoterà l’oggetto lasciando che sia il mercato a mettere pressione al Governo senza il timore della revoca e senza rinunciare a una singola azione dato che l’azionista di maggioranza relativa rimarrebbe per distacco la Sintonia degli “odiati” Benetton.



Ognuno, liberamente, confronti l’esito di quel Consiglio dei ministri con la “narrazione” che è stata fatta nelle settimane scorse. Il periodo agostano forse non aiuterà il giudizio degli italiani a pochi giorni dalla commemorazione della tragedia. Il Governo italiano ha permesso ai Benetton di tenersi la società o, in alternativa, di venderla a prezzo pieno senza neanche far firmare alla società un singolo euro di investimenti addizionali. Tutte promesse che sono carta straccia.

Un epilogo incredibile a cui in altre fasi non sarebbe sopravvissuto alcun Governo. Per non parlare degli spiacevolissimi sospetti che a questo punto si fanno strada.